Covid, Prato resta la provincia peggiore d'Italia. Record degli asintomatici

Quasi la metà delle persone contagiate non presenta segnali. La circolazione del Covid è sempre alta, il tracciamento spesso difficile

Prato resta la provincia peggiore d’Italia

Prato resta la provincia peggiore d’Italia

Prato, 6 aprile 2021 - Siamo ancora la provincia d’Italia con il maggior numero di nuovi casi in sette giorni ogni 100mila abitanti: ieri erano 422, domenica 427, con la flessione da attribuire anche al minor numero di tamponi fatti fra Pasqua e Pasquetta. Al secondo posto c’è Aosta con 421 nuovi contagi, quindi Taranto 420 e Cuneo con 379. La peggiore provincia toscana per nuovi positivi è Firenze con 318, comunque oltre cento meno di noi. C’è un altro dato da non trascurare. Secondo i numeri pubblicati sul sito dell’Ars, l’Agenzia regionale di sanità, Prato registra la più alta quota di asintomatici fra gli attualmente positivi. Sono quasi la metà dei contagiati: il 47.74%, contro la media toscana del 45.07%, il 44.41% di Firenze e il 44.9% di Pistoia e il 38.35% di Lucca.

Grafico CovidStat/Infn: clicca sulla provincia a destra per isolare la traccia relativa

L’età media della popolazione più bassa, anche grazie alla massiccia presenza di cittadini stranieri, potrebbe in parte spiegare il fenomeno. Allo stesso tempo, però, la maggiore presenza di positivi senza sintomi potrebbe anche in parte spiegare la maggiore circolazione del virus. La nostra provincia è inoltre quella in cui si registra una delle percentuali più basse di malati con sintomi severi: il 2.84, contro la media regionale del 3.26, il 4.23 di Firenze, il 3.84 di Pistoia e il 3.88% di Lucca. E non è un caso che a Prato sia fra i più bassi anche l’indice di letalità, ovvero la quota di decessi rispetto al numero dei contagi: siamo al 2.37%, contro la media toscana del 2.7 e il 3.19% di Firenze. Molto meno aggiornati, ma comunque interessanti, sono i dati sui luoghi del contagio pubblicati sempre dall’Ars. Lo scorso novembre a Prato ben il 44.31% dei casi non era ascrivibile alle categorie principali, ovvvero contagi in famiglia, lavoro, rsa, ospedali. La media toscana era il 20.85%, cioè la metà, con Firenze al 17.3% e Pistoia al 16.48%, per fare un paio di esempi. In questa voce "altro" sono comprese anche le mancate risposte o le risposte vaghe e non certe su dove il contagio possa essere avvenuto. Anche per la seconda ondata di novembre i numeri confermerebbero il problema evidenziato nei giorni scorsi per la terza da Renzo Berti, il responsabile del dipartimento di prevenzione dell’Asl Toscana centro: a Prato non è facile tracciare, perché molti positivi non collaborano, soprattutto fra gli stranieri e i cinesi, ovviamente non solo tra loro.

"Il virus a Prato corre anche nei luoghi di lavoro. A certificarlo ci sono i dati". E’ la preoccupazione di Lorenzo Pancini, segretario generale della Cgil. "Il riscontro si trova anche nei numeri forniti dall’Inail di gennaio e febbraio – aggiunge –: le denunce di infortuni sul lavoro causa covid sono state 84 (+5,8% rispetto a dicembre 2020), facendo salire a 795 quelle totali dal gennaio 2020 (690 donne e 185 uomini). E’ vero che Prato è inserita in un’area a forte mobilità di persone e merci, ma questo non giustifica ignorare il fenomeno".

Grafico CovidStat/Infn: passa il cursore sulla provincia di interesse per visualizzare l'indice Rt

Sul tema della circolazione del virus interviene anche Aldo Milone, responsabile regionale di Forza Italia. "La difficoltà nel tracciamento degli stranieri, in modo particolare dei cinesi, è un grosso problema – sottolinea – e il Comune dovrebbe fare molto di più. Un esempio: da mesi segnaliamo a Biffoni, con tanto di video, l’andirivieni di cittadini orientali con pullman privati nel parcheggio dell’ex Coop, ma il sindaco preferisce fare orecchie da mercante. Perché non intensificare i controlli della municipale? Prato è la più contagiata d’Italia e i cinesi a differenza dell’anno scorso, quando erano tutti chiusi in casa, lavorano, organizzano le serate con il karaoke. Come tutti si ammalano, ma non collaborano nel tracciamento. Intanto l’ospedale è vicino al collasso, per i vaccini siamo in ritardo, la zona rossa visti i contagi è senza fine, i negozi e i locali pubblici sono alla disperazione. Cosa aspetta Biffoni a dare un segnale?".

Anna Beltrame