Bambino ferito con una siringa all’asilo, nessuno paga

Già tre archiviazioni. Il legale dei genitori: 'Chi è responsabile?'

Un addetto di Alia mentre raccoglie siringhe nella zona della Passerella

Un addetto di Alia mentre raccoglie siringhe nella zona della Passerella

Prato, 22 febbraio 2019 - Si era bucato con una siringa nel giardino della scuola. Aveva appena cinque anni e mezzo e da allora (era il giugno del 2016) il bambino è costretto a sottoporsi a esami continui per controllare di non aver contratto nessuna infezione. Il pericolo dovrebbe essere passato ma non la rabbia per l’episodio avvenuto nel giugno del 2016 all’asilo «Il Campino» di via Amendola 46. I genitori del piccolo, pochi mesi dopo, sporsero denuncia ma, nonostante le indagini della procura, a oggi non siamo arrivati a un nulla. Anzi, a tre richieste di archiviazione che hanno mandato su tutte le furie i genitori del bimbo. «Possibile che nessuno sia responsabile di un episodio così grave?», si chiedono ora. Alle richieste di archiviazione del pm Egidio Celano i familiari hanno sempre fatto opposizione attraverso l’avvocato Patrizio Fioravanti, ottenendo che il fascicolo tornasse in procura per nuove indagini. E così è stato. Prima è stato indagato un imprecisato tossicodipendente (procedimenti archiavato dal gip Francesco Pallini), poi alcuni bidelli e infine la dirigente scolastica per quale ora il pm ha chiesto l’archiviazione. L’avvocato Fioravanti ha già pronta l’opposizione. Da sempre la zona è frequentata da tossicodipendenti e spacciatori che, tagliata la rete, vanno a «bucarsi» nel giardino dell’asilo.

E’ proprio sull’aspetto della sicurezza nella scuola che l’avvocato punta il dito. «Possibile che non sia di nessuno la responsabilità di vigilare sulla sicurezza dei bambini? – dice il legale – Un paio di anni prima che il bambino si pungesse con la siringa i genitori organizzarono una raccolta di firme indirizzandola a questore, Provincia, Comune e Municipale. E c’erano state anche forti proteste all’ufficio scolastico. Tutti sapevano della problematica e della situazione di degrado della zona tanto che un anno dopo il ferimento del bimbo la scuola organizzò una sorta di gioco dell’oca per insegnare ai bambini a non toccare siringhe, vetri rotti e chiodi». I bidelli indagati furono sentiti a sommarie informazioni e spiegarono che quei luoghi venivano puliti da alcuni collaboratori e che comunque il ferimento del bimbo era avvenuto con un ago lasciato lì da tempo. Il gip Costanza Comunale dispose l’archiviazione per i bidelli ma chiese ulteriori indagini che, questa volta, si sono rivolte alla dirigente dell’asilo.

Anche la preside è stata sentita a sommarie informazioni e ha spiegato che le pulizie venivano svolte tre volte al giorno e una volta al mese in maniera più approfondita. Al di là della richiesta di archiviazione, l’avvocato pone il problema della sicurezza al Campino. «E’ sufficiente, in una condizione così degradata, dire ‘pulisco tre volte al giorno’ per liquidare la questione? – si chiede Fioravanti – O piuttosto bisognerebbe investire del problema qualcun altro, ad esempio il ministero? La mera cancellata non è sufficiente. La situazione è grave come l’ansia dei genitori costretti a mandare i figli in un contesto così degradato. Non capisco perché la procura continui a proseguire questa strada». L’ipotesi di reato nel frattempo è stata derubricata a lesioni colpose, reato che va al giudice di pace. Di recente il Comune ha fatto installare tre telecamere vicino alla scuola grazie alla proteste dei genitori e a quelle dei residenti.

Laura Natoli