Sequestro di persona e omicidio alle Sacca I presunti killer rischiano fino all’ergastolo

Il gup accoglie la richiesta della Dda: fissato il processo in Corte di Assise. Imputati due cinesi, oltre a un terzo ancora latitante

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Si discuterà in Corte di Assise a settembre il processo per la l’omicidio di Yan Zongwei, il broker cinese di 34 anni, i cui pochi resti furono trovati nel giugno 2021 dai carabinieri del Nucleo investigativo di Prato gettati in un fosse vicino all’ex Convitto Cicognini alle Sacca. Ieri si è tenuta a Firenze l’udienza preliminare a carico di Dong Jiwei, 31 anni, difeso dall’avvocato Tiziano Veltri, e di Lei Rongjiu, 30 anni, difeso dagli avvocati Leonardo Pugi e Tommaso Magni. I due sono accusati di aver sequestrato e ucciso il broker dopo aver tentato di estorcergli 300.000 euro. Gli imputati si trovano già in carcere, il primo per l’omicidio, il secondo per altri reati. Il gup di Firenze, Silvia Romeo, ha inoltre disposto accertamenti per cercare Yang Wenming, 33 anni, che avrebbe preso parte al sequestro e all’uccisione del connazionale ma che da allora è latitante. Secondo quanto ricostruito, Dong Jiwei in concorso con Yang Wenming avrebbe sequestrato e ucciso il broker dopo avergli chiesto il denaro. Lei Rongjiu, invece, si sarebbe adoperato per noleggiare l’auto, una Mercedes, con la quale la vittima sarebbe stata portata alla Sacca dove il cadavere è stato occultato, buttato una una fossa di due metri e ricoperto di sassi e frasche.

Durante l’udienza preliminare l’avvocato Veltri ha sollevato una serie di eccezioni tecniche, molte legate alla traduzione del consulente del giudice, che sono state respinte dal gup.

Le accuse sono molto pesanti e gli imputati ora rischiano la pena dell’ergastolo. Le indagini sono state condotte dai carabinieri di Prato e coordinate dalla Dda di Firenze, competente per il reato di sequestro di persona. Si tratta di un processo difficile, indiziario, in quanto le indagini dei carabinieri si sono basate su tutta una serie di accertamenti fatte sui tabulati telefonici e sulle celle che i cellulari degli imputati e della vittima hanno agganciato il giorno della scomparsa di Yan Zongwei. Anche l’autopsia è stata piuttosto complicata perché il cadavere è rimasto quasi un mese e mezzo all’aria aperta, in un posto impervio e alle intemperie. I carabinieri ritrovarono solo pochi resti. Per accertare che si trattasse proprio di Yan Zongwei è stato fatto l’esame del dna. Secondo quanto risulta dall’esame autoptico, l’uomo sarebbe morto per la rottura della prima vertebra cervicale che avrebbe causato l’arresto cardio-circolatorio. Di più non è stato possibile stabilire: né se ci sia stata una colluttazione, né se l’uomo sia caduto a terra o se la frattura sia stata provocata dalle botte. Le indagini dei carabinieri di Prato, con l’aiuto dei colleghi del Ros, sono state lunghe e complesse e hanno dovuto incrociare più dati: gli spostamenti fatti dai telefoni cellulari di vittima e aguzzini e i chilometri percorsi dall’auto presa a noleggio per eseguire il rapimento. Secondo quanto emerso, Yan Zongwei sarebbe stato ucciso lo stesso giorno del sequestro, dopo essere stato costretto a eseguire movimentazioni di denaro on line verso alcuni conti correnti in Cina.

Laura Natoli