Diventa professore di ruolo a 66 anni. "Era un sogno..."

Prato, la storia di Renato Scianò dopo decenni di supplenze

Renato Scianò (foto Attalmi)

Renato Scianò (foto Attalmi)

Prato, 21 agosto 2019 - Si è laureato in Lettere all’Università di Firenze quando aveva 26 anni. Era uno studente-lavoratore all’Ostello della Gioventù: un po’ stava sui libri, un po’ pensava ad avere uno stipendio. Ma per arrivare a conquistare il posto fisso, di anni ne ha visti passare altri 40. Però adesso ci siamo: da ieri Renato Scianò, 66 anni, professore di Prato, è diventato docente di ruolo. Sì, è vero: ora dovrà svolgere l’anno di prova previsto dalla normativa. Ma l’immissione a ruolo stavolta c’è davvero. E visto che si tratta di uno degli iscritti storici alla Cisl, anche il sindacato del settore scuola brinda con lui.

Ma si può davvero attendere così a lungo una stabilizzazione? Scianò è un uomo positivo e non fa polemica per il suo «sogno spezzato». La verità è che pensa già agli studenti che troverà fra un mese alla scuola media «Lorenzo Bartolini» di Vaiano, che non è proprio sotto casa: è quella che lui ha scelto e dove fino a giugno scorso ha già insegnato, ma solo come supplente.

Renato Scianò è il decano dei precari a Prato e la sua storia è un messaggio di incoraggiamento per i giovani prof. «Sono nato a Crotone – racconta – e mi sono trasferito a Firenze per frequentare l’Università. Dopo la laurea ho iniziato con le supplenze nelle scuole, ma si trattava di periodi molto brevi e col tempo è nata la necessità di avere un minimo di stipendio».

Scianò accantona quindi l’insegnamento e inizia a lavorare come grafico-pubblicitario: appassionato di arte e scultura, il professore forma la sua famiglia, si trasferisce a Prato e nascono due figli, Edoardo e Anita.

Nel 2001 decide di tornare all’insegnamento per una promessa da mantenere: «Quell’anno morì mio fratello Federico. Per tutta la vita aveva seguito i giovani e la loro formazione professionale con grande passione: la mia promessa fu che avrei proseguito il suo impegno, pur se in un altro settore. Così ripresi le supplenze». Il fratello di Renato è Federico Scianò, giornalista Rai scomparso prematuramente nel 2001.

Dal 2002 per il prof inizia una raffica di supplenze in quasi tutte le scuole medie di Prato e provincia, fino al concorso del 2016 e a quello del 2018. «Ho insegnato italiano, storia e geografia e stare a contatto con gli studenti è stata la mia vocazione nonostante uno stipendio piuttosto basso, di circa 1300 euro. Il primo concorso del 2016 non è andato bene, però non ho mollato e a quello del 2018 ce l’ho fatta».

Appena assunto, Scianò non è così lontano dalla pensione. Ma prima dovrà maturare almeno vent’anni di servizio nella pubblica istruzione, quindi per lui la «finestra» non si aprirà prima del 2022.

Raggiungere il posto fisso a pochi anni dalla pensione che effetto fa? «E’ il lavoro che ho sempre sognato, dispiace solo vedere queste assegnazioni di cattedre tanto dilatate nel tempo».