La scultura di Moore compie 45 anni, festa per un simbolo della città

L’opera più famosa di Prato fu installata nel 1974: la "Forma squadrata con taglio" per tutti è sempre stata "Il buco". Ora all’asta a Londra un bozzetto preparatorio

La scultura di Moore in piazza San Marco (foto Attalmi)

La scultura di Moore in piazza San Marco (foto Attalmi)

Prato, 3 novembre 2019 - Non appena fu ultimata la posa dei 30 blocchi di marmo bianco provenienti dal Monte Altissimo delle Alpi Apuane, divenne immediatamente il simbolo della città, allora proiettata verso il futuro con la sua spinta industriale. Era il 1974 quando la «Forma squadrata con taglio» realizzata dell’artista inglese Henry Moore (1898-1986) arrivò in piazza San Marco e venne collocata nell’esatto punto in cui anticamente sorgeva la Porta Fiorentina. Ancora oggi l’opera rappresenta uno dei massimi esempi di scultura contemporanea monumentale in Italia. E proprio in questi giorni, il 21 novembre, andrà all’asta a Londra nella sede di Christie’s uno dei bozzetti preparatori di Moore, firmato dall’artista e intitolato «Ideas for Sculpture», la cui stima di base partirà da 15mila sterline: tra le figure disegnate con la matita emerge anche l’abbozzo della «Forma squadrata». Quella che i pratesi chiamano più semplicemente e simpaticamente «i’bbuho» (il buco) e di cui in molti, pur amandola, non conoscono i retroscena della sua presenza immobile e significativa che dura da 45 anni.

Henry Moore
Henry Moore

La prima volta che il monumento di Moore (nella foto) fu esposto in Italia fu a Firenze nel 1972 durante la grande mostra personale dell’artista a Forte Belvedere, inaugurata dalla principessa Margaret d’Inghilterra. Fu lì che lo scultore venne consacrato tra i maggiori artisti del nostro secolo e fu sempre lì che i due collezionisti Giuliano Gori e Loriano Bertini lo incontrarono, avendo già in testa il progetto di portare una di quelle magnifiche opere in città.

La scelta cadde sulla «Forma squadrata con taglio» proprio perché era un unicum , tale che anche il museo di Philadelphia negli Usa l’aveva richiesto, ma Gori riuscì a convincere Moore in persona. L’obiettivo di avere qui quel prezioso tassello di arte contemporanea fu così centrato. Il resto avvenne due anni dopo con la posa dell’opera di cui furono ancora promotori Gori e Bertini. Il taglio del nastro avvenne alla presenza dell’allora sindaco di Prato, Giorgio Vestri, del vescovo Pietro Fiordelli, dei rappresentanti dell’Unione industriali e ovviamente dell’artista Henry Moore che nell’occasione si fece accompagnare dalla vedova dell’amico e collega Lipchitz. © RIPRODUZIONE RISERVATA