"Saracinesca alzata nel secondo orditoio". Ma i tempi della perizia si allungano ancora

I tecnici nella ditta dove ha perso la vita Luana D’Orazio. Il macchinario che l’ha uccisa non è stato attivato, l’altro (non identico) invece sì

Migration

Quattro ore a scattare fotografie, acquisire documenti, fare ispezioni visive e capire come funziona la macchina. Ma la prova regina non è stata eseguita: il macchinario che ha ucciso Luana D’Orazio, 22 anni, operaia in una orditura di via Garigliano a Oste di Montemurlo, non è stato acceso. Una parte era smontata e, quindi, i periti hanno preferito attendere prima di rimontarla e accenderla per non rischiare di cancellare prove decisive. Ancora, dunque, non si può sapere se i sistemi di sicurezza abbiano funzionato come si deve o no.

E’ stato, però, messo in funzione il secondo macchinario, quello sequestrato il giorno dopo la tragedia dalla procura, perché ritenuto utile per eseguire le comparazioni. In realtà, non si tratta di un modello esattamente identico all’orditoio a cui era addetta Luana ma di uno molto simile. Secondo quanto emerso, il cancello di protezione in questo secondo macchinario non si è abbassato come avrebbe dovuto durante determinate fasi di lavorazione. O meglio, c’è una fase iniziale in cui l’addetto si deve avvicinare alla macchina per sistemare i fili, e una successiva in cui il lavoratore si deve allontanare, avendo come protezione il cancello, perché parte la produzione vera e propria. A quanto pare, nel secondo macchinario, il cancello di protezione ieri è rimasto alzato in tutte le fasi. Un elemento utile alle indagini che, però, dovrà essere analizzato e messo a confronto con la prova che verrà eseguita sull’orditoio che ha ucciso la giovane operaia. Per la morte della ragazza sono indagati la titolare Luana Coppini, 57 anni, assistita dagli avvocati Alberto Rocca e Barbara Mercuri, e Mario Cusimano, tecnico manutentore esterno alla ditta, assistito dall’avvocato Stefano Camerini. L’ipotesi di reato è omicidio colposo e rimozione dolosa delle cautele antifortunistiche.

La perizia disposta dal pm Vincenzo Nitti è cominciata ieri mattina all’interno dell’orditura "Luana" (dove si è continuato a lavorare normalmente) ma si è rivelata più complicata e lunga del previsto tanto che i tecnici hanno deciso di aggiornarsi fra una quindicina di giorni.

Alla consulenza erano presenti l’ingegnere meccanico incaricato dalla procura, Carlo Gini, specializzato in automazione industriale, l’ingegnere meccanico Pier Carlo Molta, nominato dalle difese dei due indagati, e l’ingegnere Domenico Romaniello, specializzato in infortunistica sul lavoro, nominato dalla Gesi Group di Novara che assiste la famiglia della vittima. Oltre a loro, c’erano i tecnici della prevenzione sui luoghi di lavoro dell’Asl e i vigili del fuoco che hanno avuto il compito di estrarre il corpo di Luana rimasto imbrigliato nella macchina. Proprio per questa ultima operazione, i vigili del fuoco sono stati costretti a smontare il macchinario. I tecnici hanno deciso di non rimontare l’orditoio subito ma prima hanno preferito studiare tutti i meccanismi e capire il suo funzionamento. Non è stato visionato neppure il video girato dai vigili del fuoco nel momento della rimozione della salma in quanto sarebbe stato inutile senza far funzionare il macchinario.

Il consulente della procura deve rispondere a un quesito ritenuto fondamentale dalla stessa procura per accertare eventuali responsabilità nella morte di Luana: il macchinario era stato alterato? I sistemi di sicurezza hanno funzionato come dovevano oppure no? E se qualcosa fosse stato stato modificato, chi lo ha fatto e quando? Secondo quanto appreso, quel modello di orditoio, un Karl Mayer di fattura tedesca, ha una serie di sistemi di sicurezza per evitare incidenti simili come la saracinesca di protezione che dovrebbe essere abbassata in determinate fasi della produzione. Se la grata è alzata, il macchinario non dovrebbe partire.

I consulenti hanno acceso il secondo orditoio verificando che la saracinesca è rimasta sempre alzata. Non trattandosi, però, di una macchina identica a quella a cui lavorava Luana, i tecnici non sono potuti arrivare a una conclusione. L’orditoio a cui era addetta Luana, che lavorava nella fabbrica da un paio di anni, era una macchina usata per le campionature e non per la produzione vera e propria.

Per conoscere la verità si dovrà attendere ancora.

Laura Natoli