"Sanità pubblica in grave affanno Privati scelta obbligata: è ingiusto"

Sciumbata, medico e consigliere comunale, parla di liste d’attesa, pronto soccorso, eccesso di burocrazia "Il covid ha peggiorato i problemi, pazienti stanchi e sfiduciati". Presto tre commissioni con proposte

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"Due anni e mezzo di covid hanno aggravato in modo esponenziale criticità già presenti e hanno indebolito la sanità pubblica. I problemi sono noti e vanno affrontati". Rosanna Sciumbata, medico di famiglia, consigliere comunale della Lista Biffoni e presidente della commissione che si occupa di sanità e sociale, non usa giri di parole su liste d’attesa, eccesso di burocrazia, carenza di medici, ospedale e pronto soccorso. "Ci sono stanchezza e rassegnazione fra le persone. La sanità privata a volte è l’unica che dà loro risposte e questo non è giusto".

Partiamo dalle liste d’attesa.

"Problema molto serio. Ormai la priorità delle prestazioni non dipende più dalla gravità o meno del paziente, ma dalla disponiblità di posti. Ogni volta che il responsabile del Cup tenta una soluzione, da medico di base a me sembra che le cose peggiorino. Del resto la coperta è corta".

Faccia un esempio.

"Priorità alta, prestazione da assicurare entro dieci giorni, ma spesso non è possibile, quindi la prenotazione non si fa. Così il paziente deve tornare dal suo medico, fare un’altra ricetta con priorità inferiore. Perdiamo tempo tutti. Molti di noi stanno prescrivendo ’priorità in base alla disponibilità di posti’, perché questa è la situazione. Ci sono prestazioni da recuperare dopo la pandemia, carenza di medici e un eccesso di burocrazia che rende tutto più complesso".

E le convenzioni con i privati?

"Altro esempio: problema al ginocchio, visita da uno specialista magari a Villa Fiorita. Serve un’infiltrazione? Lo specialista non può prescriverla, il paziente deve tornare dal medico di base e farsi prescrivere un’altra visita dall’ortopedico dell’Asl che può fare la ricetta. Oppure c’è un neo sospetto e per ipotesi il paziente trova posto alla Misericordia: lo specialista ritiene che vada asportato, ma dal punto di vista burocratico non lo può fare e bisogna ricominciare tutto. Si fanno le cose due volte, con doppi costi per il sistema pubblico e tanto tempo perso".

Quindi chi può va direttamente dai privati.

"Esatto. Oppure dai medici ospedalieri in libera professione, che in certi casi hanno più reddito dalla libera professione che dall’attività in ospedale. Sono colleghi molto bravi, figuriamoci, quello che contesto è che un paziente oggi sia quasi costretto a ricorrere a prestazioni di tipo privatistico. Non è più una libera scelta e non è alla portata di tutte le tasche".

L’eterno problema del pronto soccorso?

"Incrociamo le dita per le prossime settimane, con le ferie del personale. I problemi di organico sono giganteschi, ma non è solo questo il punto".

Ci sono gli accessi impropri.

"Che dipendono anche dalla carenza di prestazioni sul territorio. La situazione sta migliorando, ma investire nell’assistenza domiciliare è fondamentale. Faccio un esempio: le cure palliative sono ridotte allo stremo. Non solo. Lavorare al pronto soccorso è come essere in trincea, ma a volte un maggiore dialogo con i medici di famiglia sullo stato dei pazienti potrebbe essere d’aiuto, anche nel limitare i ricoveri o la loro durata, nel ridurre gli esami effettuati, nel lavorare meglio, con meno dispendio di tempo e risorse, visto che entrambi sono inferiori al fabbisogno".

E poi qui come in tutta Italia mancano i medici.

"Questo è un problema gravissimo e del tutto prevedibile, ancora più grave dopo il covid. Medicina a numero chiuso, con la popolazione che aumenta e che invecchia, con i pensionamenti: bastava leggere le statistiche demografiche. E’ incredibile che lo Stato non affronti tutto questo nemmeno adesso".

Dopo due anni e mezzo di pandemia, come vede i suoi pazienti?

"Vedo in buona parte di loro stanchezza e rassegnazione rispetto al sistema pubblico. E’ purtroppo aumentato l’uso di ansiolitici e antidepressivi, anziani e adolescenti sono le categorie più in difficoltà".

Come presidente della commissione sanità in Comune cosa intende fare?

"A fine mese ci sarà una seduta con lo psichiatra dell’Asl Giuseppe Cardamone per fare il punto sul disagio giovanile, poi ci riuniremo per un confronto su ospedale e pronto soccorso in vista dei tagli d’agosto, infine affronteremo il nodo delle liste d’attesa. L’intento è fornire un contributo, proposte che aiutino a migliorare le cose. Anche piccoli cambiamenti possono portare risultati importanti. I problemi vanno affrontati, con buon senso e coscienza della realtà".

Anna Beltrame