Le famiglie stritolate dai costi delle bollette. Uno stipendio da 1.400 euro non basta più

Caritas in prima linea per aiutare chi ha bisogno. Boom di richieste: per avere un appuntamento adesso servono due settimane

I pacchi alimentari sono fra i principali aiuti destinati alle famiglie in difficoltà

I pacchi alimentari sono fra i principali aiuti destinati alle famiglie in difficoltà

Prato, 2 ottobre 2022 - ​La paura di non arrivare alla fine del mese. E la preoccupazione di non avere i soldi per sostenere i propri figli. Sono i nuovi poveri, famiglie con almeno uno dei due coniugi che lavora, che hanno sempre vissuto dignitosamente senza chiedere niente a nessuno e che adesso con lo spauracchio dei costi energetici non riescono più ad arrivare alla fine del mese. È la fotografia scattata dalla Caritas diocesana, in prima linea per aiutare i meno fortunati. Famiglie il cui numero, dopo due anni di Covid e con la recente impennata dei costi di bollette e generi di prima necessità, si è decisamente moltiplicato.

La situazione è complicata, che l’autunno sarebbe stato difficile si era capito, ma quale fosse la portata delle difficoltà si scopre solo adesso. E non ci sono buone notizie visto che anche le associazioni di aiuto alla vita sono le prime a essere in difficoltà per l’aumento dei costi e delle richiste di assistenza e per la diminuzione delle donazioni.

È una spirale di disagio che si moltiplica lasciando lungo la strada decine di vittime incolpevoli. Per avere una misura di quello che sta accandendo basta dare uno sguardo alla fotografica scattata dalla Caritas: una decina ogni mese le persone che si affacciano per la prima volta a chiedere la tessera dell’Emporio della solidarietà per la spesa gratis. Gli appuntamenti per la presa in carico di famiglie in condizione di disagio si sono dilatati nel tempo. Se prima dell’estate bastavano pochi giorni, adesso per avere un colloquio servono almeno due settimane di tempo.

Soltanto la prossima settimana gli operatori della Caritas dovranno incontrare otto genitori in cerca di aiuto. La situazione è drammatica, le risorse scarseggiano e non ci sono soluzioni alla porta. Quale l’identikit di chi chiede aiuto? Famiglie italiane, monoreddito e con figli. Bussano alle porte persone che hanno anche un buono stipendio, magari da 1.400 euro al mese", spiega Mssimiliano Lotti, referente dell’osservatorio sulle povertà della Caritas.

"Se queste stesse persone prima riuscivano ad andare avanti con le proprie forze, adesso non ce la fanno più. Le bollette azzerano i bilanci familiari più precari. Tante famiglie adesso sono spaventate perché pensano di non poter provvedere alle necessità dei propri figli e per questo chiedono un aiuto per la spesa che con i rincari è diventata insostenibile". Famiglie che per prima cosa tagliano i costi delle prestazioni sanitari e rinunciano praticamente a tutto pur di arrivare fine mese. "È un problema sociale perché la povertà si sta diffondendo alle fasce intermedie", aggiunge Lotti.

«Cerchiamo di dare assistenza a quanti si avvicinano alla nostra realtà, sapevamo che il momento sarebbe stato complicato e siamo pronti a dare aiuto. Forniamo anche assistenza psicologica, è un impegno che abbiamo sempre profuso e che continueremo a portare avanti quello sul fonte dell’ascolto e del supporto psicologico". L’allarme ha covato per tutta l’estate e adesso è esploso: "Questi dati fanno emergere situazioni nuove e drammatiche, la crisi economica ha aperto la strada a crisi collaterali, in particolare quella educativa e sociale", aggiunge Lotti. Intanto si è azzerata la forbice esistente tra italiani e stranieri: gli italiani rappresentano oggi la metà delle persone che chiedono aiuto. A partire dal 2012 la percentuale di italiani è via via cresciuta, passando dal 30% del campione, fino ad arrivare quasi alla parità con le persone provenienti da altri Paesi.