Ranfagni ha chiuso: la Storia in pensione

Ieri l’ultimo giorno di apertura del negozio in centro. Il fotografo: "Era il momento giusto per dire basta". Archivio immenso

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Le immagini dell’alluvione sono le foto che più di tutte hanno un posto speciale non cuore di Pierluca Ranfagni. Dopo 67 anni la saracinesca del negozio di via Santo Stefano non si alzerà più: "E’ giunto il momento di andare in pensione", dice Ranfagni, 76 anni compiuti, che ha deciso di chiudere l’attività per "raggiunti limiti di età". In tanti ieri sono passati dal negozio ai piedi del Duomo per un saluto, un ringraziamento, anche una parola di incoraggiamento ad uno dei fotografi che, insieme al padre Alfredo che iniziò l’attività negli anni Trenta, ha immortalato tutte le epoche della nostra città: dal fascismo, alle macerie dei bombardamenti lasciati dalla Seconda Guerra mondiale, passando per l’alluvione del ‘66 o la nevicata del ‘73 che imbiancò Prato. Cartoline che hanno continuato ad accompagnare generazioni di pratesi: un patrimonio che non andrà perduto perché trasferito in digitale su un hard disk che contiene tutte le immagini dell’archivio Ranfagni, mentre i negativi delle fotografie più antiche la famiglia ha deciso di donarli all’Archivio Toscano perché possano restare a disposizione di tutti.

Il padre Alfredo Ranfagni, grande fotografo pratese del secolo scorso, iniziò l’attività negli anni ‘30 imparando l’arte da Domenico Coppi, storico negozio di piazza Buonamici, poi nel 1953 aprì la propria attività continuata fino ad oggi dal figlio Pierluca che nel tempo si è dedicato soprattutto alla ristampa delle immagini di archivio: "Il nostro lavoro è molto concentrato sulle foto d’epoca – dice –. Da anni la nostra attività è legata alle foto storiche: quelle che più interessano sono le fotografie che vanno dagli anni Cinquanta al Settanta, gli anni che i pratesi ricordano bene e con grande passione". Tasselli di Prato che hanno fatto storia e che Ranfagni con la sua arte ha saputo immortalare: un patrimonio di memoria che anche con la chiusura dell’attività non andrà perduto.

Silvia Bini