Pronto soccorso pediatrico, ora è emergenza La grande fuga continua: tre medici lasciano

Molti preferiscono dedicarsi alla medicina di famiglia. Vasarri: "Eppure questa è una grande palestra, tutti dovrebbero passare da qui"

Migration

La fuga dei camici bianchi non risparmia nemmeno il pronto soccorso pediatrico. Non c’è solo l’addio dei veterani a complicare la gestione, ora anche i più giovani evitano la medicina d’emergenza, con il risultato che i pochi medici che resistono in prima linea sono costretti a turni massacranti e a rinunciare alle ferie e ai giorni di riposo. D’altra parte le urgenze non vanno mai in vacanza e l’attenzione non si può abbassare. A maggior ragione quando i pazienti che si presentano alla porta sono giovanissimi, con un’età compresa tra zero e 16 anni. Appunto l’età pediatrica. Prato, dopo il Meyer, è l’unico pronto soccorso dedicato esclusivamente ai bambini presente sul territorio dell’Asl Toscana centro. Un’eccellenza aperta nel 2014, ma che rischia oggi di scontrarsi con la mancanza di personale. Tant’è che l’area infantile, molto probabilmente prima della fine dell’anno, dovrà fare a meno di tre medici. Tre professionisti che hanno scelto di lasciare il pronto soccorso per dedicarsi invece alla medicina di famiglia. Una copione già visto nei pronto soccorso tradizionali dove i medici sono in fuga - anche qui Prato non fa eccezione - e che rischia di mettere in seria difficoltà l’attività del servizio di assistenza. Tre professionisti in procinto di cambiare lavoro che vanno ad aggiungersi a un posto in organico perso nel corso del tempo e mai recuperato. In totale quattro medici ai quali si sommano le assenze per malattie e gravidanza, che vanno ad intaccare l’organico della Pediatria del Santo Stefano. Proprio ora che la struttura ha iniziato di nuovo a girare su numeri importanti: sono circa 50 i pazienti che ogni giorno vengono visitati dal pronto soccorso pediatrico tra neonati e ragazzini. Più della metà degli accessi si concentra nella fascia dalle 20 alle 24 tanto che il direttore della struttura, Pier Luigi Vasarri, è stato costretto a rafforzare il turno serale con un medico in più. Impossibile per un solo professionista gestire tanti accessi.

"Siamo tornati ad occuparci di numeri importanti, i pazienti sono aumentati del 60% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno", spiega il direttore di Pediatria e Neonatologia. "Abbiamo bisogno di forze nuove, andiamo avanti grazie al grandissimo lavoro e alla volontà dei medici che ogni giorno non si sottraggono al proprio dovere rinunciando anche alla vita privata. Una situazione alla quale va posto rimedio e che non può durare più a lungo". L’ospedale non conosce pause. "Capisco che il lavoro sia stancante. Siamo presenti giorno e notte, sabato e domenica, ma per chi ha scelto di fare il medico questa è la scuola più bella del mondo. Dico di più: i giovani che hanno deciso di specializzarsi in pediatria dovrebbero svolgere un periodo in pronto soccorso dove vediamo casistiche rare e abbiamo una formazione davvero continua". Proprio di recente il team di Pediatria è riuscito a diagnosticare in tempi record una rarissima malattia metabolica che colpisce un bambino ogni 26.000 nati. "Lavorare in ospedale è entusiasmante, è quello per cui abbiamo studiato", spiega Vasarri.

"Ci confrontiamo con una casistica elevatissima, abbiamo a che fare con patologie rare, soprattutto in una città come Prato che ha un panorama sociale particolare con tante etnie presenti. Venire qui permette davvero di confrontarsi con quello che abbiamo studiato sui libri". Un pronto soccorso che è cresciuto tanto negli ultimi anni arrivando ad essere un’eccellenza che va tutelata e non certo dispersa. Le aspettative per dare una boccata d’ossigeno alla struttura sono tutte riposte nel concorso in programma il 28 settembre per reclutare pediatri. Prato spera di trovare nuovi medici pronti a farsi strada tra i corridoi del Santo Stefano. Anche in vista dell’inverno, il periodo più critico per le patologie influenzali.

Silvia Bini