Prete pedofilo, la Procura: "Serve un processo rapido"

Il procuratore su Don Glaentzer: "Collaborativo, ha ammesso tutto. Strani giri? Sono solo suggestioni"

Paolo Glaentzer (foto Germogli)

Paolo Glaentzer (foto Germogli)

Prato, 29 luglio 2018 - "Siamo pronti a chiudere le indagini per quanto riguarda la vicenda del prete e della violenza su una bambina. Sul contesto in cui sono maturate le violenze, andiamo avanti con gli accertamenti insieme alla procura minorile di Firenze". Si va verso il rito immediato per don Paolo Glaentzer, 70 anni, parroco di San Rufignano a Sommaia (Calenzano), accusato di violenza sessuale aggravata su minore.

A chiarire la situazione è il procuratore Giuseppe Nicolosi che ha seguito il caso insieme al sostituto procuratore Laura Canovai. "La violenza c’è stata e il prete ha avuto un atteggiamento collaborativo fin da subito – aggiunge il procuratore – Che ci fosse uno strano viavai di persone intorno alla casa della famiglia della bambina non è una informazione che è stata confermata di fronte agli inquirenti. Noi facciamo i magistrati, le suggestioni e le voci di paese sono altra cosa".

Don Glaentzer, difeso dall’avvocato Valeria Fontana, è stato "glaciale" nel raccontare quello che è accaduto lunedì sera nella sua auto con la bambina di 10 anni (11 a settembre), quasi come se "non si rendesse conto di dove si trovasse". Una confessione ritenuta genuina, sia al pm sia al gip Pallini che ha disposto gli arresti domiciliari, nella quale il parroco ha ammesso di aver abusato della piccola in altre tre occasioni negli ultimi mesi.

"Difficile credergli, invece, quando sostiene di essere stato convinto che la piccola avesse 14 o 15 anni – spiega Nicolosi – visto che conosceva la famiglia della piccola da una decina di anni". Gli investigatori dovranno capire fino a che punto i genitori non si fossero resi conto di quello che accadeva fra il parroco e la bambina. Alla domanda del gip se i genitori fossero al corrente, il religioso ha risposto di «no» aggiungendo, però, che negli anni aveva dato loro 7mila euro. A che titolo? Solo come sostegno economico o c’era qualcos’altro dietro? Domande su cui adesso si concentrano le attenzioni della procura.

Don Paolo Glaentzer, 70 anni, apre la porta ai carabinieri (foto Germogli)
Don Paolo Glaentzer, 70 anni, apre la porta ai carabinieri (foto Germogli)

Non risulta, invece, che don Glaentzer abbia mai scritto una lettera offrendo la sua disponibilità a sostenere la famiglia nel ricorso che i genitori presentarono alla Corte d’Appello per riavere l’affidamento dei figli (tre di 14, 10 e 7 anni oltre a uno maggiorenne). Una famiglia fortemente disagiata, sia economicamente sia da un punto di vista psicologico, colpita in passato da un episodio simile. Il figlio maggiore, all’epoca quindicenne, venne sorpreso dentro i bagni pubblici a Calenzano in atteggiamenti ambigui con un cinquantenne. Entrambi avevano disturbi psichici e il processo non venne mai celebrato per incapacità d’intendere e di volere.

Nessuna macchia, invece, sarebbe stata trovata finora nel passato del parroco. Il sacerdote ha raccontato di aver preso i voti nel ‘75 e di essersi trasferito in Germania per una decina di anni prima di tornare in Italia. Ora, dalla sua casa di Bagni di Lucca dove è agli arresti domiciliari, risponde di un’accusa gravissima e infamante, violenza sessuale su minore, che prevede pene pesanti da cinque a dieci anni oltre alle eventuali aggravanti. Una condanna che potrebbe arrivare in tempi rapidissimi anche perché, al momento, la procura non ritiene necessario sentire la bambina.