Prete arrestato, sentiti altri testimoni dei festini a luci rosse

Le indagini vanno avanti a ritmo serrato per ricostruire cosa sia successo durante gli incontri organizzati dal sacerdote e dal compagno

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Proseguono a ritmo serrato le indagini della procura sul caso del prete, don Francesco Spagnesi, accusato di spaccio, appropriazione indebita, truffa e tentate lesioni gravissime. Il pm Lorenzo Gestri, titolare dell’indagine, sta sentendo in queste ore altri testimoni che avrebbero partecipato ai festini a base di droga e sesso organizzati dal parroco insieme al suo compagno, Alessio Regina (ai domiciliari dal 27 agosto scorso per spaccio, assistito dall’avvocato Antonio Bertei). Persone che erano a conoscenza di quello che accadeva all’interno dell’abitazione di Regina a Figline dove si svolgevano gli incontri e dove don Spagnesi abitava oramai stabilmente. Le indagini proseguono su un doppio filone: quello dei soldi che don Spagnesi, assistito dagli avvocati Costanza Malerba e Federico Febbo, ha preso dai conti della parrocchia e poi ai fedeli con la scusa di aiutare famiglie in difficoltà, e le tentate lesioni gravi. Questa ipotesi di reato si è aggiunta in secondo momento (dopo l’arresto ai domiciliari per spaccio e traffico transnazionale di Gbl, la droga dello stupro, del 14 settembre) ed è legata allo stato di salute del parroco. Un’accusa su cui gli inquirenti stanno lavorando per chiarire se ci siano state conseguenze per altri partecipanti ai festini a causa del comportamento del sacerdote.

Intanto don Spagnesi ha ricevuto la prima visita degli operatori del Sert che proporranno un percorso di recupero e disintossicazione al parroco tossicodipendente, come lui stesso ha ammesso più volte in questi giorni.

La bufera, che si è abbattuta sulla chiesa dell’Annunciazione alla Castellina nelle ultime due settimane, ha fatto bel presto il giro del mondo. Oltre alle tante trasmissioni televisive che si sono occupate del caso, anche i media internazionali hanno riportato la notizia dell’arresto del sacerdote per spaccio. L’inglese "The Times" è stato il primo giornale a occuparsi della vicenda riportando gli sviluppi dell’inchiesta giudiziaria, seguito poi da "New York Post", sesto giornale Usa per tiratura e di proprietà di una società che fa capo a Rupert Murdoch, che ha pubblicato un articolo sulla vicenda sul proprio sito internet.

L.N.