Prato, 'Nuovi alberi in città? Ecco perché servono'

Viale Montegrappa: parla l’esperto. 'Il ricambio però va programmato'

Un esperto di alberi e potatura: Fabio Anibaldi

Un esperto di alberi e potatura: Fabio Anibaldi

Prato, 13 febbraio 2019 - «Rinnovamento degli alberi, una volta che hanno concluso il loro ciclo vitale, e programmazione dei reimpianti urbani per i prossimi 20-30 anni». E’ la ricetta per viale Montegrappa - che vale per tutte le altre strade alberate di ogni città - di uno dei massimi esperti sull’argomento in Italia, il professor Francesco Ferrini, docente di arboricoltura all’Università di Firenze e direttore della Scuola di agraria.

«Agire con metodo nella sostituzione delle alberature urbane è fondamentale per la salvaguardia delle piante stesse. E’ inutile stanziare cifre astronomiche per il decoro urbano se poi non siamo capaci di far sopravvivere un albero, perché non lo irrighiamo dopo l’impianto, oppure perché pensiamo che gli basti un solo metro cubo di terra per sopravvivere», spiega Ferrini.

«Riguardo la situazione del viale Montegrappa, l’amministrazione sta procedendo al reimpianto e alla sostituzione graduale dopo che negli anni passati erano state eseguite potature errate e probabilmente perché si temevano cedimenti – aggiunge il professore di di arboricoltura – ma comprendo il disagio visivo ed emotivo dei residenti che giustamente considerano quei tigli parte integrante del loro paesaggio quotidiano. Vorrei che prevalesse il punto di vista della dialettica, anziché quello dell’imposizione delle idee, ciò che spesso manca è il confronto fra opinioni. Sapendo anche che non esiste una soluzione unica: un albero in un viale è diverso da un albero in un parco». Per quanto riguarda l’Italia, il patrimonio arboreo si presenta spesso caratterizzato da piante messe a dimora diverse decine di anni fa e ciò pone il problema della gestione delle alberature vetuste e del loro rinnovo, proprio per evitare cadute. «La situazione italiana è particolare per molti aspetti – spiega ancora Ferrini – al contrario di altri paesi europei, degli Stati Uniti o dell’Australia per esempio, dove gli alberi vengono sostituiti regolarmente e dove i cittadini sono abituati a questo; mentre in Italia è tipico il formarsi di due partiti contrapposti: da una parte quelli che chiedono abbattimenti e potature sconsiderate e dall’altra coloro che, invece, si oppongono con tutte le forze al rinnovo degli alberi che presentano problematiche conclamate o che sono divenuti incompatibili con la fruizione dell’area interessata».

La sostituzione può avvenire in modo totale con alberi più giovani, per lotti (tra un incrocio e l’altro) o infine per ogni singolo albero. Secondo Ferrini la ‘via’ migliore sarebbe la seconda, per «lotti», perché consente di programmare, senza costi di gestione elevati, e causa un minor impatto ambientale. Ma nel prossimo futuro servirà addirittura di pensare 30 anni in avanti. «Per risolvere sarebbero necessari, come succede all’estero, contratti di coltivazione tra amministrazioni committenti e vivaisti. I tigli da sostituire tra 30-40 anni, potrebbero già essere messi a dimora con un’oculata gestione ma questa mentalità non c’è ancora – conclude il professore – Va migliorata anche la comunicazione. Su una cosa sono d’accordo con gli abitanti di viale Montegrappa, il modo più efficace per contrastare l’inquinamento sono gli alberi. Vanno piantati con progetti di lungo termine, al posto giusto».