Posto fisso? C’è chi dice no. "Meglio la disoccupazione"

Matteini Bresci (Gruppo Colle) lancia l’allarme sull’uso distorto della Naspi. Le realtà nascoste del lavoro nero. "E sulla 104 lo Stato deve fare più controlli"

Indennità Naspi

Indennità Naspi

Prato, 12 dicembre 2019 - "Ti assumo con un contratto a tempo indeterminato». «No grazie, meglio prendere la disoccupazione». È successo al Gruppo Colle, eccellenza del distretto pratese che conta ben 165 dipendenti. Sembra incredibile, ma in un mondo dove il lavoro è precario e dove tanti sono a piedi a volte succede anche questo: il «no» alla stabilizzazione dopo un percorso lavorativo condiviso.

Ma prima di addentrarci nella vicenda è fondamentale capire cos’è la Naspi. La Nuova assicurazione sociale per l’impiego è una indennità mensile di disoccupazione, istituita nel 2015, che sostituisce le precedenti prestazioni di disoccupazione Aspl e MiniAsl. A raccontare la storia successa di recente è uno dei titolari del Gruppo Colle, Riccardo Matteini Bresci.

«Al momento in cui siamo arrivati a cambiare alcuni contratti da tempo determinato ad indeterminato - spiega l’imprenditore del tessile - in un’azienda come la nostra che porta avanti un certo tipo di filosofia industriale per insegnare un mestiere e dopo due anni in cui abbiamo investito su alcuni dipendenti, una delle persone coinvolte ha detto di no all’assunzione stabile per passare invece alla Naspl».

La motivazione pervenuta in azienda? «Adducendo motivazioni di eccessiva distanza dal posto di lavoro e non potendo garantire il perfetto svolgimento delle mansioni, la persona cui era stato offerto l’indeterminato ha preferito che non fosse rinnovato il contratto».

Quella raccontata da Matteini Bresci non è l’unica storia del genere. Dietro il trend, alcune realtà di lavoro nero che potrebbero essere sfruttate da parte di chi richiede la Naspl e che alla rendono economicamente più conveniente questa strada. «In tanti casi - prosegue Matteini - sembra proprio che l’obiettivo di avanzare richiesta di disoccupazione sia stato pianificato dall’inizio. Alcuni dipendenti extracomunitari, ad esempio, creano le condizioni per essere licenziati, poi si trasferiscono all’estero senza dichiararlo e in questo modo continuano a percepire la disoccupazione». Matteini si sofferma poi su un’altra questione per lui cruciale, ossia l’uso che viene fatto della legge 104, il testo che tutela i diritti delle persone con disabilità. «L’utilizzo della legge 104 per chi ha familiari in difficoltà, e che è motivo di profonda civiltà, viene purtroppo spesso abusato e mette in difficoltà le aziende. La domanda che dobbiamo farci e porre allo Stato è questa: come vengono utilizzati questi strumenti? Perché siamo noi, i contribuenti, a pagarli. Quindi non possono essere le sole aziende a controllare avvalendosi di agenzie private. Le verifiche devono invece essere capillari». © RIPRODUZIONE RISERVATA