Soldi e regali in cambio di permessi: moglie e marito poliziotti condannati

Cinque anni a Massaro e tre e 2 mesi a Brunetti per corruzione. I due sono stati reintegrati al lavoro

Maria Cristina Massaro e Roberto Brunetti, i due poliziotti condannati per corruzione

Maria Cristina Massaro e Roberto Brunetti, i due poliziotti condannati per corruzione

Prato, 29 novembre 2022 - Ci sono voluti cinque anni, sei dalle misure cautelari, prima che si potesse mettere un punto fermo a una vicenda che si trascinava da anni. Si tratta dell’ormai nota vicenda dei due poliziotti, marito e moglie, Roberto Brunetti e Maria Cristina Massaro, accusati di aver ricevuto soldi e regali per facilitare il rinnovo del permesso di soggiorno cittadini di origine cinese. Il collegio dei giudici di Prato, presieduto da Silvio De Luca, ieri si è finalmente espresso, al termine di una camera di consiglio durata quasi due ore: entrambi i poliziotti, difesi dagli avvocati Manuele Ciappi e Mauro Cini, sono stati ritenuti colpevoli dell’accusa più infamante per due poliziotti, quella di corruzione. Maria Cristina Massaro, 52 anni, ex vicedirigente dell’Ufficio Immigrazione della questura, è stata condannata a cinque anni, il marito, Roberto Brunetti, 57 anni, all’epoca dei fatti in servizio alla Digos, a tre anni e due mesi per la corruzione. Insieme alla coppia era finito a processo il medico di Brunetti, difeso dall’avvocato Michele Nigro, per falso ideologico. Il medico avrebbe infatti rilasciato alcuni certificati medici a Brunetti (affetto da una patologia cronica) per giustificare l’assenza dal lavoro quando invece il poliziotto partecipava a manifestazioni sportive o svolgeva altri lavori. Il medico e Brunetti sono stati assolti per il falso ideologico.

Il pm Laura Canovai aveva chiesto pene leggermente più pesanti: otto anni per la poliziotta – come sempre presente in aula insieme al marito – , sei anni per Brunetti e due per il medico. Il collegio dei giudici ha diminuito le pene accogliendo, però, l’impianto accusatorio della procura nei confronti dei due poliziotti. Si è trattato di un processo lungo e tormentato sul quale incombe già la prescrizione: difficile che le condanne diventino esecutive prima di arrivare al terzo grado di giudizio. Nel frattempo, quasi due anni fa, marito e moglie sono stati reintegrati al lavoro: lei presta servizio alla Questura di Firenze, lui a Livorno. D’altronde le misure cautelari risalgono al gennaio del 2016 e il processo di primo grado è andato a avanti a rilento arrivando a conclusione ben sei anni dopo nonostante ci fossero solo tre imputati.

Nello stesso procedimento erano finite anche una consulente del lavoro pratese, Mascia Visconti, e una facoltosa mediatrice cinese, Dongxue Yin (detta "Neve"), che hanno patteggiato in fase di udienza preliminare. Sono state loro le principali testimoni durante il processo dei due imputati principali. Le due donne hanno infatti sostenuto di aver dato i soldi e regali (i fatti contestati nel procedimento risalgono al 2014-2015) alla poliziotta e al marito per accelerare l’iter per il rinnovo del permesso di soggiorno di alcuni cittadini orientali saltando di fatto le lunghe ed estenuanti file all’ufficio immigrazione della questura. La consulente del lavoro ha parlato di cifre che andavano dai 200 ai 1500 euro mentre la cinese ha spiegato di aver regalato alla coppia borse, scarpe, piumini firmati e pagando i conti in diversi negozi di abbigliamento della città. L’inchiesta partì dalla stessa questura e le indagini furono condotte dalla squadra mobile, all’epoca diretta da Francesco Nannucci, che aveva ricevuto segnalazioni su alcune corsie preferenziali riservate a cinesi per il rinnovo del permesso di soggiorno.