Per Sem Benelli c’è un doppio anniversario

Lo scrittore pratese morì proprio il 18 dicembre, nel ’49. "La cena delle beffe" diventò un film cult 80 anni fa

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ll 18 dicembre del 1949 moriva a Zoagli in Liguria, Sem Benelli. A poco più di settanta anni se ne andava lo scrittore commediografo pratese, personaggio discusso, forse scomodo, spesso contrapposto per mille motivi al Vate Gabriele D’Annunzio. Come recitano le biografie... ato in una modesta casetta alla Croce dei Cappuccini in quel di Filettole, il ragazzo di Prato povero e molto spesso digiuno, amava fin da piccolo, la letteratura, la poesia e il teatro, traducendo nelle ore libere i grandi classici come "Edipo".

Dopo le timide esperienze come autore teatrale, il successo, anzi il trionfo, arriva con la sua commedia più famosa "La cena delle beffe" che debutterà al teatro Argentina di Roma, il 16 aprile del 1909. "Un pubblico enorme e magnifico salutò con somma letizia e con somma meraviglia". Parole della critica dell’epoca che tennero a battesimo il testo diventato nel tempo un classico, scritto da un autore che sarebbe entrato ufficialmente nella storia del teatro. Nasce così il mito di Sem Benelli commediografo, grazie anche alle tante versioni teatrali internazionali che hanno fatto il giro del mondo. A Parigi ci pensò la divina attrice Sara Bernhardt, in Germania Isa Roland, a Broadway ci pensarono i fratelli Lionel, Ethel e John Barrymore. "E chi non beve con me peste lo colga": una delle tante frasi che sarebbero rimaste impresse nella memoria dello spettatore, replicata anni dopo grazie alla versione cinematografica diretta da Alessandro Blasetti. Un film che proprio quest’anno ha compiuto 80 anni e che è in qualche modo entrato nella storia del cinema. A pronunciare quella frase sul grande schermo il divo dell’epoca Amedeo Nazzari, l’uomo che tutte le donne sognavano, la star capace di portare migliaia di spettatori in sala. E ad alimentare il mito di quel testo e di quel film ambientato nella Firenze rinascimentale di Lorenzo il Magnifico, la presenza conturbante di Clara Calamai, diva pratese scandalosa che avrebbe persino mostrato il seno nudo in una sequenza divenuta cult. Soltanto pochi secondi: Amedeo Nazzari nel ruolo di Neri Chiaramantesi strappa con ardore la sottoveste alla bella Clara (ovvero Ginevra). Uno scandalo che avrebbe segnato per sempre la carriera della Calamai, considerata dagli storici del cinema "il primo seno nudo sul grande schermo", primato smentito negli anni dalla collega livornese Doris Duranti e dagli studiosi più pignoli.

Una scena scioccante per l’epoca, ottenuta dal regista Blasetti con uno stratagemma. "Blasetti nel propormi la parte di Ginevra per la trasposizione del dramma scritto dal mio concittadino Sem Benelli nel 1909 non mi aveva affatto detto della faccenda a seno nudo" raccontò anni fa la stessa Calamai.

Federico Berti