Per la Gkn c’è un’altra fumata nera "Ma i licenziamenti vanno ritirati"

Nulla di fatto ieri nel vertice a Roma fra i vertici aziendali, i sindacati, il Mise e la Regione Toscana. La proposta della proprietà: "Cassa integrazione e ricollocamento". La replica: "No, salvate i posti"

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La vertenza Gkn resta al palo. L’incontro di ieri per l’avvio della fase amministrativa relativa alla procedura di licenziamento collettivo avviata da Gkn Driveline Firenze spa, convocato dal Ministero del lavoro, a cui hanno partecipato l’azienda, i sindacati (Fiom, Fim e Uilm), il Mise e la Regione Toscana si è concluso con un niente di fatto: da un lato sindacati e Regione continuano a chiedere il ritiro dei licenziamenti, dall’altro l’azienda ribadisce di voler chiudere lo stabilimento a Campi. E il tempo scorre: il 22 settembre la procedura di licenziamento collettivo giungerà al termine e dal giorno successivo potrebbero scattare le lettere di licenziamento che interessano 422 dipendenti. Nella vertenza sono coinvolti anche 80 lavoratori dell’indotto "senza prospettiva e senza stipendio", ricorda il consigliere regionale per il lavoro e le crisi aziendali, Valerio Fabiani, presente al tavolo insieme all’assessora regionale Alessandra Nardini. All’incontro i vertici aziendali (assistiti dagli avvocati Francesco Rotondi e Alessandro Paone) hanno illustrastrato la loro proposta: "L’accesso a un percorso di cassa integrazione per cessazione attività, con lo scopo di implementare importanti misure di ricollocazione delle persone, anche di carattere economico", dichiara Gkn, ricordando "l’avvio di un processo di riconversione industriale del sito produttivo, mediante affidamento di un mandato a un primario advisor". Proposte già trapelate prima dell’inizio dell’incontro con tanto di possibile collaborazione tra azienda, sindacati e Regione, ma "smentite da fonti governative". E anche i sindacati e la Regione, al termine dell’incontro, respingono al mittente la proposta dell’azienda.

"Abbiamo ribadito la richiesta di ritiro della procedura di licenziamento collettivo e l’utilizzo delle 13 settimane di cassa integrazione previste dall’avviso comune sottoscritto da Cgil,Cisl, Uil, dal Governo e dalle parti datoriali" dice Michele De Palma, segretario nazionale Fiom-Cgil. "E’ necessario aprire un confronto urgente e libero eliminando il ricatto occupazionale" aggiunge Daniele Calosi, segretario generale Fiom-Cgil Firenze e Prato. "La dichiarata disponibilità aziendale a fare ricorso alla cassa integrazione per chiusura per qualche mese attesta che si persevera nella scellerata decisione di cessare l’attività, né il riferimento a possibili reidustrializzazioni ha alcun significato. Come sindacato non possiamo accontentarci di posticipare di pochi mesi i licenziamenti, piuttosto è nostro dovere provare a salvare i posti di lavoro" dicono Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm, e Davide Materazzi, segretario Uilm Firenze. La fabbrica deve restare aperta anche per la Fim (al tavolo nonostante la ‘lite estiva’ tra Collettivo di Fabbrica e Cisl con tanto di rimozione delle bandiere).

Barbara Berti