"Peggio della crisi del ’73 Noi in rimessa da mesi"

Reali (Tintoria Martelli): "Nel 2020 abbiamo pagato 33.000 euro, ora 135.000". Senza un rapido intervento del governo tante aziende chiuderanno per sempre

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"Viviamo un periodo peggiore della crisi energetica del 1973. Per tintorie e rifinizioni a queste condizioni sarà impossibile restare aperte". Fabio Reali, titolare della storica Tintoria Martelli di Vaiano ha in mano le bollette che cristallizzano meglio di qualunque parola il mare in tempesta che sta affrontando il distretto e in particolare le aziende di nobilitazione tessile. A febbraio del 2020 la bolletta del gas (complice anche il lockdown) era stata di 33.000 euro, quella che è arrivata oggi in azienda è di 135.000 euro, in parte calmierata dal prezzo imposto che l’azienda aveva concordato col gestore, con un costo fisso della materia prima. Nonostante questo accorgimento la fattura arrivata è un salasso, e riporta una cifra talmente spropositata per una piccola azienda da azzerare i guadagni di mesi. "Siamo aperti, ma stiamo lavorando a rimessa da settimane e a queste condizioni è impossibile pensare diversamente", spiega Reali. "Se non avessi bloccato il prezzo del gas a 17 centesimi il metro cubo, adesso avrei ricevuto una bolletta di 200.000 euro, è palese che siamo in una situazione assurda e che settori strategici della filiera come tintorie e rifinizioni, cioè quelle lavorazioni che fanno largo uso di energia, sono destinate a non farcela". Senza un intervento deciso, la sopravvivenza di queste imprese è di pochi mesi. Ascoltando la voce degli imprenditori che ogni mattina aprono gli stabilimenti e azionano i macchinari la situazione è drammatica, parte degli aumenti sono stati riversati sul costo dei capi, ma convincere i clienti a pagare un prezzo più alto non è un’operazione così semplice e spesso non va a buon fine. "Abbiamo ordini accettati a prezzo fisso quando il mercato dell’energia non era così alle stelle, come facciamo oggi a ricontrattare? I clienti ci salutano e si rivolgono altrove. Sembra di essere in guerra da settembre ogni giorno è una lotta: con i fornitori, con i committenti, non possiamo andare avanti a lungo in queste condizioni", dice Reali, che allo stesso tempo è scettico su un intervento rapido. "Siamo un paese che ha bisogno del gas, inutile sentire tante belle chicchere sulle energie rinnovabili, il fotovoltaico, qui bisogna pensare alla manifattura italiana che sta andando a gambe all’aria per colpa di questi aumenti". E si scaglia contro il governo: "Non capisco l’atteggiamento così tiepido del governo, di soldi al momento non abbiamo visto un centesimo e nemmeno di sgravi. I 10 milioni stanziati con la Legge di bilancio andranno esauriti in un attimo, l’industria non si può basare sugli aiuti serve una contrattazione del prezzo del gas perché del gas ha bisogno la manifattura per andare avanti non vogliamo lavorare con gli aiuti ma con le nostre forze". Intanto la tintura in capo è passata da 3,20 euro al chilogrammo a 4,50 ma non basta per ammortizzare bollette pazze.

Silvia Bini