Ventuno operai ridotti in schiavitù: arrestato imprenditore cinese

Applicata per la prima volta la nuova legge sul caporalato

L'interno della fabbrica nelle telecamere nascoste dei carabinieri

L'interno della fabbrica nelle telecamere nascoste dei carabinieri

Prato, 22 gennaio 2019 - Un imprenditore cinese di 38 anni, titolare di un laboratorio di confezioni di abiti a Prato, è stato arrestato dai carabinieri, mentre per la convivente è scattato il divieto di dimora nel comune toscano, con l'accusa di aver sfruttato 21 connazionali di cui molti senza permesso di soggiorno.

Entrambi i provvedimenti sono scattati in esecuzione di misure cautelari disposte dal gip che ha contestato il 603 bis del cp, 'intermediazione illecita e sfruttamento del lavorò, introdotto nel 2016 nell'ambito della revisione delle norme sul caporalato, e per la prima volta applicato a Prato.

In particolare al 38enne, titolare di una ditta in via Pistoiese, nel cuore della Chinatown pratese, e alla convivente sua coetanea e connazionale, contestato lo sfruttamento di manodopera in condizioni di bisogno. L'indagine è iniziata tre mesi fa dopo un controllo del dipartimento di prevenzione dell'Asl.

Una donna che vive nei pressi della fabbrica di confezione di abiti ha consentito agli investigatori l'accesso per piazzare telecamere nascoste nella ditta. Per questo la donna sarebbe stata anche minacciata. Dai video risulterebbe che gli operai avrebbe lavorato fino a 16 ore al giorno con tre sole pause di dieci minuti a turno per il ristoro. Inoltre gli operai, secondo quanto spiegato dai carabinieri, avrebbero lavorato in »situazioni di sicurezza precarie e in condizioni alloggiative degradanti.