Aggrediti due operai con mazze e coltelli. Erano stati minacciati dal datore di lavoro

I due lavoratori pachistani sono dipendenti di un'azienda cinese di Montemurlo, avevano denunciato la condizione di schiavitù in cui lavoravano

Uno dei due pakistani aggrediti dal datore di lavoro (foto Attalmi)

Uno dei due pakistani aggrediti dal datore di lavoro (foto Attalmi)

Prato, 7 novembre 2018 - Due operai pachistani, dipendenti di un'azienda cinese di Montemurlo e impegnati in una vertenza con la proprietà per il rispetto dei diritti, sono stati aggrediti ieri sera a colpi di bastone, cocci di bottiglia e coltelli mentre tornavano a casa dopo il turno di lavoro in un'azienda a conduzione cinese.

L'episodio è avvenuto intorno alle ore 19 all'altezza del sottopasso pedonale della tangenziale ovest di viale Fratelli Cervi. Dalle testimonianze raccolte dalla polizia, intervenuta con le volanti, ad aggredire gli operai sarebbero stati alcuni orientali che poi si sono dati alla fuga. Uno dei due operai, trasportato al pronto soccorso dell'ospedale Santo Stefano a Prato, è stato giudicato guaribile in 10 giorni, mentre per l'altro non si sono rese necessarie particolari cure mediche. Secondo il sindacato 'Si Cobas', al quale i due pakistani sono iscritti, si sarebbe trattato di un agguato per punire i due lavoratori per il loro impegno nella vertenza con la proprietà dell'azienda.

"I due lavoratori - spiega il sindacato in una nota - a luglio si rivolsero al sindacato denunciando una situazione di vera e propria schiavitù: turni di 12 ore al giorno, sette giorni su sette, per buste paga da fame. Lì iniziava un lotta dura, passata da scioperi e denunce pubbliche, che ha portato a un primo accordo, e quindi al riconoscimento formale dei diritti fondamentali dei lavoratori: retribuzioni in linea con il contratto nazionale di lavoro tessile per 40 ore settimanali di lavoro, riconoscimento di riposo settimanale, ferie, malattie e tredicesima".

Il sindacato sottolinea poi che "l'agguato di stanotte arriva dopo che gli stessi lavoratori hanno subito ripetute pressioni psicologiche e minacce di vario genere per 'convincerli' alle dimissioni 'volontarie'. Proprio per questo ed altri motivi (ritardi nei pagamenti e nuove irregolarità nelle buste paga), il 13 ottobre i lavoratori rientravano in sciopero fino al tavolo in Prefettura del 15 ottobre, dove veniva siglato un verbale che impegnava l'azienda a terminare le pressioni sui lavoratori sindacalizzati. Minacce e pressioni sono continuate invece fino ad oggi". Il Si Cobas ha proclamato una giornata di sciopero all'azienda di Montemurlo.