Nuoto, più di 1300 tesserati restano all’asciutto

Solo la Gescal potrà restare aperta per l’attività riabilitativa. Da sciogliere il nodo dei professionisti

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Almeno 1300 tesserati, quelli del Centro Giovanile di Formazione Sportiva, da oggi non possono più scendere in vasca. Ma la stima dovrà con tutta probabilità essere rivista al rialzo, perché il provvedimento (nonostante l’intervento del presidente della Fin, Paolo Barelli) si estenderà anche alla maggior parte degli agonisti delle società sportive. La Prato che nuota, insomma, è costretta a fermarsi. E’ il primo effetto dell’ultimo dpcm firmato ieri dal premier Giuseppe Conte, giunto dopo la settimana di "osservazione" prenannunciata dal precedente decreto. E la frustrazione, fra gli addetti ai lavori, è palpabile. Cosa cambierà in città, quindi?

L’unica piscina a restare aperta dovrebbe essere la Gescal, in quanto sede di attività natatoria riabilitativa. Per il resto, tutti gli altri impianti resteranno chiusi almeno sino al prossimo 24 novembre. Anche la Colzi-Martini di via Roma, per il quale (al netto dello stop al nuoto libero e all’attività di base di fatto già operativo) resta un barlume di speranza via via sempre più tenue per quanto riguarda l’agonismo. Ecco, in questo caso, a fare la differenza saranno i numeri e dipenderà dall’interpretazione del testo soprattutto per quel che concerne i "master". Si prospetta un quadro generale simile a quello dello scorso maggio, per intenderci: gli unici a poter andare avanti con gli allenamenti sono gli "atleti di interesse nazionale", ovvero nuotatori, nuotatrici e sincronette che hanno maturato nel recente passato il diritto a partecipare ai vari Campionati Italiani Assoluti. Si tratterebbe quindi di una dozzina di sportivi rientranti nei ranghi di Futura e Azzurra: tutti gli altri, a partire dai più piccoli, dovranno osservare il periodo di inattività. Va da sé, quindi, che tenere aperto un impianto per un numero esiguo di utenti comporterebbe costi economicamente non sostenibili, nel lungo periodo. E potrebbe non bastare nemmeno l’apporto di Csi Nuoto e Polisportiva Amatori (società "master", ma che solitamente prendono parte a competizioni nazionali).

I contatti fra il Cgfs e dirigenti dei club sportivi vanno avanti, si attende ancora l’esito dell’ultimo tentativo della Federazione per limitare i danni. Per non parlare poi dei lavoratori dello sport: si parla di cassa integrazione per i 56 dipendenti del Cgfs e di ulteriori sacrifici per gli 89 collaboratori sportivi. "Abbiamo speso centinaia di migliaia di euro per garantire il rispetto dei protocolli di sicurezza – ha commentato Grifasi – stiamo aspettando sviluppi, ma rimane una decisione difficile da accettare. Una misura che più che diminuire i contagi, metterà ancor più in difficoltà un settore già provato". E già si profila un altro interrogativo: sarà possibile riaprire davvero fra poco meno di un mese, oppure si rischia di dover aspettare i primi mesi del 2021? L’unica certezza è che non ci sono certezze.

Giovanni Fiorentino