"Non mettiamo fretta ai ragazzi La dad? Può ancora essere utile"

Lo psichiatra: "L’allentamento delle restrizioni non sarà un passaggio semplice, servirà gradualità". Con il Covid sono aumentati gli accessi alle cure da parte di adolescenti che mostrano ansia e depressione

Due anni e due mesi di pandemia vissuti in stato di emergenza anche dai bambini e dagli adolescenti. Un lungo periodo vissuto in stato di emergenza che ha significato rinunciare alla socialità, allo sport, adattarsi alle lezioni tramite lo schermo di un tablet, rimandare o probabilmente perdere per sempre esperienze determinanti per la propria crescita. Ora tutto ciò che è stato negli ultimi due anni sta per cambiare. Dal primo aprile terminerà lo stato di emergenza e con esso tante regole con le quali i ragazzi e i bambini hanno imparato a fare i conti. Ma come sarà questo ritorno alla normalità? Presenterà problemi anche dal punto di vista psichico ed emotivo? Gianmarco Manfrida psichiatra, psicoterapeuta e direttore Csapr (Centro studi e applicazione della psicologia relazionale) di Prato in questo lungo periodo ha conosciuto gli effetti che la pandemia e le restrizioni hanno avuto sugli adolescenti e i ragazzi.

Secondo lei, come stanno oggi gli adolescenti?

"Questo lungo periodo di restrizioni ha avuto effetti seri sui ragazzi, e naturalmente non solo su di loro. Sono stati due anni in cui sono mancate le occasioni di socialità e quindi le occasioni per mettersi alla prova che agli adolescenti servono per crescere e acquisire fiducia in se stessi e fare crescere l’autostima".

Come si traduce questo disagio in termini pratici?

"Sono aumentati numericamente gli accessi alle cure, i ragazzi manifestano il proprio disagio mostrando ansia, disturbi dell’alimentazione, gesti di autolesionismo, somatizzando e manifestando disturbi fisici. Purtroppo l’essere stati costretti così a lungo a stare lontani dagli amici, dalla scuola e dallo sport ha avuto effetti che non sono destinati a esauristi nel breve periodo, ma che si porteranno dietro a lungo. I più li supereranno con il tempo, altri invece probabilmente mostreranno per sempre delle cicatrici ".

Lei parla di un forte disagio. Facile pensare che l’allentamento delle restrizioni aiuterà ad attenuarlo. Ma andranno comunque usate cautele da parte degli adulti?

"La fine delle restrizioni avrà un effetto positivo perché permetterà di tornare a stare insieme senza restrizioni e liberamente anche negli spazi abituali, andando a scuola e praticando lo sport. Permetterà ai ragazzi di fare tutte quelle esperienze che sono venute a mancare, ma è possibile che in alcuni casi questa immersione di normalità possa creare dei disagi. Non tutti sono pronti al confronto con gli altri, che d’ora in poi non sarà più evitabile".

Ci sono dei consigli per famiglie e adolescenti per affrontare questo nuovo periodo di transizione con maggiore sicurezza?

"Bisogna pensare che se la legge permette, ad esempio, di tornare in discoteca, non ci si deve andare per forza. Il meccanismo giusto è quello di fare tutto con gradualità, non con velocità. Il fatto che non ci saranno più restrizioni non deve obbligare a fare tutto, solo quando ci sentiamo pronti. In modo graduale, appunto".

La dad in questo senso poteva rappresentare un’ancora di salvezza per i ragazzi più timidi o con maggiori problematiche?

"La comunità scientifica sta chiedendo di poter mantenere la didattica a distanza a favore dei ragazzi più fragili. Per chi, ad esempio, soffre di particolari patologie per le quali è in cura sarebbe sbagliato abbandonarla definitivamente".

Silvia Bini