Non ci sono più spazi per costruire L’espansione industriale ad un bivio

Il Macrolotto Due è arrivato a saturazione anche per l’ingresso massiccio di pronto moda e confezioni. Bettazzi (Cna): "Sono doverose scelte lungimiranti, non si può più ragionare fermandosi al proprio confine"

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La neonata cittadella del pronto moda nell’area compresa fra via Berlinguer e via Lodz porta praticamente a saturazione i 236 ettari del Macrolotto Due. Un’espansione iniziata negli anni Ottanta e arrivata a compimento oggi, quaranta anni dopo, con un mercato completamente diverso da quello dell’epoca in cui il Macrolotto Due stava prendendo forma nelle menti di industriali e tecnici lungimiranti sotto l’egida dell’amministrazione. È stato un tempo lungo, più del previsto, quello che che ha portato a lottizzare l’ultima grande area della città produttiva che adesso non ha più spazi tranne piccoli lembi di terra rimasti in via del Confini, un lotto commerciale in via Aldo Moro e in via Strobino. Ultimi tasselli di un’opera faraonica che ha continuato a svilupparsi, al contrario di altre parti della regione, grazie anche all’ingresso di aziende di maglieria, pronto moda e confezioni.

Il Macrolotto Due si è andato adattando alle esigenze del mercato e il mercato di oggi, quello che attira maggiori capitali, è trainato dai pronto moda a cui neanche la pandemia ha imposto stop e fermi alla crescita. Aziende che nascono da un momento all’altro, centri direzionali, uffici e capannoni che si alzano nel giro di pochi mesi rimepiendo gli spazi tra fra Prato sud e Campi Bisenzio. Qui la fanno da padrone le aziende cinesi che si confondono con quelle italiane in un fermento in continua evoluzione. Ora che anche il Macrolotto Due è saturo, Prato non ha più aree né terreni da dedicare allo sviluppo industriale se non appoggiandosi allo strumento della perequazione che permette di spostare volumi industriali. Una soluzione che comunque permette di dare solo una minima risposta. L’esaurimento degli spazi è una questione che impone una riflessione e apre un nuovo dibattito: il manifatturiero ha rialzato la testa dopo la tremenda crisi che nel 2010 falcidiò migliaia di aziende, ha resistito al Covid e ora alla guerra che ne mina prezzi e stabilità dei mercati, ma c’è e resiste facendosi strada in un’Europa che punta al riciclo del tessile, arte pratese per eccellenza. "È un tema importante sul quale ci stiamo confrontando come associazione e che chiama in causa l’amministrazione comunale come guida per le scelte future", commenta Claudio Bettazzi, presidente della Cna Toscana centro. "L’ultima inaugurazione porta praticamente a saturazione il Macrolotto Due, ma la vocazione industriale di una città che negli ultimi decenni ha visto trasformare il proprio tessuto produttivo non può esaurirsi così". È quindi su questo tema che deve ripartire il confronto: "Nella situazione in cui ci troviamo oggi - prosegue Bettazzi - non si può più ragionare per singole amministrazioni e singoli Comuni, ma serve una visione di insieme che permetta un’espansione industriale di larghe vedute, per questo ci vogliono strumenti lungimiranti e confronto con le realtà vicine. Infrastrutture e pianificazione del territorio".

Silvia Bini