Niente screening sui cinesi rientrati Ma la comunità si è già organizzata

Tampone e quarantena: tanti tra gli orientali tornati a Prato si muovono nel segno della prudenza. Flavio Hu (Giovani Imprenditori Cinesi): "Voli accessibili e meno restrizioni. Molti ora tornano dai parenti"

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"Le racconto questa. Un mio amico è rientrato dalla Cina proprio una decina di giorni fa. Si è fatto un tampone di controllo, volontariamente. Si è scoperto positivo e si è messo in quarantena una settimana". Flavio Hu, vicepresidente dell’Associazione Giovani Imprenditori Cinesi in Europa, sintetizza bene l’arma con cui la comunità cinese di Prato, di fatto, ha sempre affrontato il covid: la prudenza. E così, mentre la deputata di Forza Italia Erica Mazzetti chiede alla Regione uno screening anti-covid sui cinesi rientrati i giorni scorsi dalla madrepatria e sfuggiti ai tamponi ora obbligatori negli aeroporti italiani, la sensazione è che la comunità cinese di Prato si stia già organizzando autonomamente per fronteggiare un’eventuale nuova ondata. Quanto alla richiesta di Mazzetti, l’Asl Toscana Centro fa sapere che "per ora non sono giunte disposizioni ministeriali o regionali per screening a chi è arrivato dalla Cina".

"Noi qui a Prato siamo tranquilli – spiaga Flavo Hu – mentre c’è un po’ di preoccupazione per i nostri parenti in Cina. Io è da prima della pandemia che non rientro, ma ho diversi amici che nelle settimane scorse sono tornati a casa, e tanti che partiranno nelle prossime". Troveranno misure molto più mordide, con la politica ‘Covid-zero’ oramai alle spalle. "Esatto, prima di dicembre anche in Cina c’erano restrizioni molto rigide e tutto sommato il virus era tenuto sotto controllo. Nelle ultime due settimane, invece, il governo ha deciso di cancellare le limitazioni e per forza di cose la pandemia ha ripreso vigore".

Nella comunità orientale a Prato, spiega Hu, anche l’alta copertura vaccinale spinge ad affrontare un eventuale ritorno in patria con più tranquillità: "In Cina non c’è stata una grande campagna per la vaccinazione, come invece qui in Italia. All’inizio qualcuno ha fatto il Sinovac. Anche tanti cinesi di Prato che si trovavano in Cina. E molti, una volta rientrati, hanno fatto anche i vaccini riconosciuti dall’Europa per avere il green pass, per lavorare. Insomma, molti sono coperti da quattro dosi", spiega Hu. Uno scudo importante per chi è pronto a rimettersi in viaggio.

"Da Prato tanti si stanno muovendo. La pandemia è durata tre anni e in molti non sono riusciti a tornare ad abbracciare i propri cari". I voli erano pochissimi, i costi alle stelle, fino a 6mila euro. E una volta in Cina la quarantena era obbligatoria. Dall’8 di gennaio si cambia: Pechino ha abolito l’obbligo di quarantena per chi arriva, e anche questo invoglia agli spostamenti. "Nella comunità pratese tanti hanno prenotato i voli anche per riuscire a passare il Capodanno in Cina. Cade il 22 gennaio. Poi torneranno a Prato". Pronti a festeggiare un altro capodanno. "Sì, è dal 2019 che non festeggiamo il capodanno a Prato. Invece quest’anno si dovrebbe fare. Abbiamo già parlato con l’assessore Mangani e la previsione è di organizzarlo come gli altri anni, con la sfilata in via Pistoiese nei giorni dell’11 e 12 febbraio". Un’altra cartolina di normalità. "Certo, sperando che non nasca una nuova emergenza...", puntualizza Hu.

Ma l’affresco che la Chinatown pratese offre, in questo momento, è quello di una ‘quasi’ normalità finalmente riconquistata. Se fino a qualche settimana fa era rarissimo vedere un orientale senza mascherina, ora sono tanti quelli che scelgono di non indossarla. Esattamente come in Cina, dove le misure si sono fatte più morbide. "E’ vero – conferma Hu – anche se secondo me ormai è una questione di abitudine. A mio figlio che va a scuola e si è sempre tenuto la mascherina, dico che può farne a meno. Mentre vedo che molti commercianti ancora la tengono, essendo a contatto con più persone".

Maristella Carbonin