Morto durante partita di calcetto, tre indagati. "Non aveva il certificato medico"

Lorenzo Betti - residente a Montale (Pistoia) e impiegato in una ditta tessile di Prato - aveva 42 anni. La Procura contesta l'omicidio colposo

I soccorsi e, nel riquadro, Lorenzo Betti

I soccorsi e, nel riquadro, Lorenzo Betti

Prato, 29 marzo 2018 - Aveva problemi cardiaci Lorenzo Betti. Problemi che molto probabilmente sarebbero stati evidenziati da una visita medico-sportiva accurata. Ma Lorenzo Betti, 42 anni, residente a Montale (Pistoia) e impiegato in una ditta tessile di Prato, morì all’improvviso il 12 marzo 2016 sul campo del Carbonizzo di Montemurlo durante una partita di calcio a 5 senior che disputava con la sua squadra, il Cs Prova (che starebbe per «Ci si prova»). Betti non aveva il certificato medico per attività agonistiche come, invece, sarebbe stato necessario per partecipare a competizioni simili, inserite in un campionato regolamentare. Non stava giocando una partita fra amici ma un vero e proprio campionato organizzato dalla Superleague di Pistoia (riconosciuta dal Coni) in collaborazione con l’impianto sportivo di Montemurlo Carbonizzo. E adesso arrivano le grane per gli organizzatori di quel torneo.

La Procura di Prato è andata in fondo alla questione – il fascicolo è passato al pm Lorenzo Gestri dopo che il collega Antonio Sangermano si è trasferito a Firenze a dirigere la procura dei Minori – affidando le indagini ai carabinieri del Nas. Nei giorni scorsi sono stati recapitati gli avvisi di garanzia, tre in tutto, e sono state eseguite le perquisizioni e i sequestri. A finire nei guai sono il dirigente della Superleague di Pistoia, il gestore del Carbonizzo e il compagno di squadra di Lorenzo che faceva da referente della squadra. Per tutti e tre l’ipotesi di reato è di omicidio colposo. Lunedì i carabinieri del Nas hanno eseguito le perquisizioni nella sede della Superleague di Pistoia e in quella del Carbonizzo alla ricerca del certificato medico di Betti che non è stato trovato.

Quella sera Betti stava disputando una partita di calcio a 5 quando si accasciò a terra all’improvviso, quasi a fine partita. I compagni di squadra e gli organizzatori lo soccorsero subito provando a rianimarlo con un defibrillatore. Tutto inutile: il quarantenne morì sul campo senza neppure arrivare in ospedale. La procura dispose l’autopsia, svolta dal medico legale Brunero Begliomini. Dall’esame emerse che Betti aveva un problema cardiaco precedente per il quale non avrebbe mai potuto ottenere l’idoneità sportiva necessaria per partecipare a quel torneo. Torneo che benché fosse dilettantistico, prevede per legge la partecipazione degli atleti solo in presenza di una regolare idoneità medico-sportiva di tipo agonistico. Idoneità che sembra proprio non esserci.

Dunque, Betti non morì per un malore improvviso come ipotizzato in un primo momento ma per complicazioni cardiache pregresse aggravate dallo sforzo delle partita. La famiglia ha sporto denuncia chiedendo che venisse fatta chiarezza. La moglie, Daniela Nuti è assistita dall'avvocato Manuele Ciappi, mentre il fratello Ivan da Giovanni Mati.

Secondo quanto ricostruito dai carabinieri del Nas, chi aveva la responsabilità di vigilare e controllare la regolarità dell’iscrizione dei giocatori al campionato non lo avrebbe fatto. In questo caso la legge prevede che la responsabilità ricada sull’organizzatore del torneo, la Superleague in collaborazione con il gestore dell’impianto del Carbonizzo, e sul responsabile della società di cui la squadra fa parte. In realtà la squadra di Betti era del tutto amatoriale, un gruppo di amici che si erano messi insieme e si erano iscritti al campionato di Superleague quasi per gioco. Non esisteva uno statuto societario che prevedesse un regolamento. C’era un compagno di squadra di Betti indicato come il referente, il responsabile del gruppo, colui che ora è indagato insieme agli organizzatori. Dalle indagini, è emerso che anche altri giocatori della squadra non avevano il regolare certificato medico. In assenza di quello non avrebbero potuto essere su quel campo quella maledetta sera del 12 marzo 2016. Neppure Betti.