Luana: parla la madre di Sabri, morto sul lavoro. "Non è possibile morire così"

Prato, la donna è salita sul palco mostrando la foto del figlio, vittima di un incidente in un'azienda tessile di Montale (Pistoia) lo scorso 2 febbraio

Sabri Jaballah, operaio 23enne deceduto il 2 febbraio (Attalmi)

Sabri Jaballah, operaio 23enne deceduto il 2 febbraio (Attalmi)

Prato, 7 maggio 2021 - "Non è giusto, ho cercato di andare avanti ma è difficile, non è possibile morire così sul lavoro, non siamo in guerra". Queste le parole, dal palco della manifestazione organizzata a Prato per la morte di Luana D'Orazio, della mamma di un'altra giovane vittima sul lavoro, Sabri Jaballah, operaio 23enne deceduto il 2 febbraio in un incidente in un'azienda tessile di Montale (Pistoia).

La donna ha anche mostrato la foto del figlio salendo sul palco della manifestazione, in corso in piazza Santa Maria delle Carceri: tra i presenti ci sono pure il governatore toscano Eugenio Giani e l'assessore regionale a istruzione e impiego Alessandra Nardini. Toccante poi anche l'intervento di Stefania Valente, operaia e madre che ha chiesto alle istituzioni di intervenire "per fermare tutto questo", riferendosi alla morte di Luana D'Orazio. Valente, delegata sindacale della Cgil, ha fatto anche un appello ai lavoratori affinché "non si girino dall'altra parte".

Il luogo della tragedia (foto Luca Castellani). Nel riquadro, la vittima Sabri Jaballah
Il luogo della tragedia (foto Luca Castellani). Nel riquadro, la vittima Sabri Jaballah

Il sindaco Biffoni

"La piazza di oggi e' un bel segnale, ora lo Stato deve raccoglierlo. La morte di Luana ha scosso la coscienza del Paese: basta morti bianche, non si puo' piu' recriminare su incidenti del genere, io spero che questa attenzione generi una reazione importante delle istituzioni. Non e' piu' decoroso andare avanti cosi'". Cosi' il sindaco di Prato, Matteo Biffoni, in piazza delle Carceri accanto a sindacati e operai nel corso della manifestazione. Nel distretto pratese operano quasi 30.000 imprese, la maggioranza di piccole e medie dimensioni, e gli ispettori del lavoro a vigilare sul rispetto delle norme sono 48. "Secondo me anche meno - commenta Biffoni - come Comune, con il supporto della Regione, ci siamo attivati e abbiamo fatto circa 15.000 controlli ma non e' affatto sufficiente, ci serve il supporto del Governo. Lo Stato deve essere presente, il nostro e' il distretto tessile piu' grande d'Europa con tante microimprese come quella di Luana, a conduzione familiare, se non si prende in considerazione questa peculiarita' e si predispongono mezzi adeguati non si riuscira' mai a porre un argine a questo problema". Alle 15 il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, sara' a Prato per un vertice in prefettura con il sindaco e i rappresentanti regionali. "Sono sindaco dal 2014 - sottolinea Biffoni - si sono alternati vari governi di diverso colore politico ma e' tanto che lo facciamo presente che il nostro distretto ha delle esigenze tutte sue. Speriamo che questa volta sia la volta buona, perche' o c'e' un cambio e un rinforzo vero a livello di controlli, oppure rischiamo di rendere vano questo grande dolore".

La manifestazione

Intollerabile. Nel 2021 "morire di lavoro e' intollerabile". Dopo la tragica fine di Luana D'Orazio, quell' "intollerabile" campeggia in un maxi striscione sulle mura di piazza delle Carceri, a Prato, dove i sindacati, nel giorno in cui hanno proclamato quattro ore di sciopero generale, hanno dato appuntamento ai lavoratori. E lo ripete tra le lacrime la madre di Sabri Jaballah, il 23enne morto lo scorso 2 febbraio in un'azienda tessile di Montale, schiacciato dalla pressa che stava pulendo. "Questo dolore- dice stringendo la foto del figlio incorniciata tra le braccia- restera' per tutta la vita. La sera torno a casa e lui non c'e' piu', pero' ci sono tutte le sue cose, i suoi vestiti, e il dolore e' terribile. Per una mamma e' troppo difficile andare avanti". Poi grida: "Non siamo in guerra, fino a quando queste tragedie?". Sabri e Luana, due ragazzi stroncati da un destino infame, su cui si stringono gli oltre 300 lavoratori accorsi sotto un cielo nero che minaccia pioggia. Storie finite male e rabbia che trasuda tra i 'manovali' del distretto del tessile piu' grande d'Europa, dove macchinari come l'orditoio fanno parte del linguaggio comune.