Morte di Luana, strazio senza fine "Ancora troppi incidenti sul lavoro"

La mamma della ragazza uccisa dall’orditoio a Montemurlo alla presentazione del libro di Myrta Merlino ‘Donne che sfidano la tempesta’. "Non mi fermerò finché mia figlia non avrà avuto giustizia"

Migration

"Luana sarà un simbolo quando arriveremo a morti zero. Era una ragazza, una madre e una piccola grande donna". Emma Marrazzo, madre di Luana D’orazio, l’operaia di 22 anni morta il 3 maggio scorso nell’orditura in cui lavorava, a Montemurlo, chiede giustizia, non vendetta. Accanto a lei, seduta in prima fila alla presentazione, ad Arezzo, del libro di Myrta Merlino "Donne che sfidano la tempesta", c’è Alberto Orlandi, il fidanzato di Luana. Insieme stanno percorrendo un cammino di sofferenza e di giustizia.

La platea del "circolo artistico" aretino, è rimasta come sospesa tra lacrime e commozione nei cinque minuti in cui Emma, invitata sul palco da Myrta Merlino, ha ricordato Luana e ha ribadito la volontà di non fermarsi, di continuare a chiedere giustizia per la figlia e per tutti i lavoratori che continuano a perdere la vita sul lavoro. "Dalla perizia è emerso che il quadro elettrico era stato manomesso. Questo non si fa, la legge c’è è deve essere rispettata. Non cerco vendetta, non voglio altre Luana in giro per l’Italia", sottolinea Emma. "Eppure mi sembra che non sia cambiato nulla, ne stanno morendo ancora. Cosa sta succedendo? Perché nessuno fa niente? Oggi, non c’è da aver paura se si esce con la macchina, ma se si va a lavorare", aggiunge. Ritornando sulla perizia: "Nessuno sa perché il macchinario fosse stato manomesso, forse c’è un fantasma che si aggira nelle fabbriche e manomette i quadri elettrici", dice Marrazzo riferendosi all’intervista in cui la titolare della fabbrica, Luana Coppini, ha sostenuto di non essere stata al corrente della manomissione. A inizio dicembre la Procura di Prato ha depositato la richiesta di rinvio a giudizio per i tre indagati ritenuti responsabili della morte della ragazza. Oltre alla titolare, ci sono il marito, Daniele Faggi, il tecnico manutentore, mario Cusimano. I reati contestati sono di omicidio colposo e rimozione dolosa delle cautele anti-infortunistiche.

Luana aveva avviato il macchinario alle 9.45 un minuto dopo si è spostata vicino al subbio (il rullo su cui si avvolge il filo prima di fare l’ordito) dove è rimasta agganciata a una sbarra più sporgente del dovuto che l’ha risucchiata dentro al motore. Secondo la perizia, la serie di manomissioni sull’orditoio hanno creato il nesso causale con la morte della ragazza. Luana, madre di un bambino di sei anni, progettava di andare a vivere con Alberto, di creare una famiglia. "Con Alberto e la sua famiglia, siamo sempre rimasti vicini in questi mesi, lo vedo soffrire tanto, soffriamo tutti insieme, credetemi è dura, molto dura", conclude Emma. "Speriamo davvero che tutto questo serva per cambiare le cose. Insieme alla mamma di Luana non ci fermeremo, perché nel 2021 non si può morire sul luogo di lavoro", ha sottolineato Alberto Orlandi. "Luana sarà sempre dentro di me non accetterò mai che a 22 anni sia finita così".

Diego D’Ippolito