"Moda a picco, serve un piano straordinario"

Sarti (Confindustria): "Anche la nostra filiera è colpita dalla riduzione della socialità, ma per noi non ci sono aiuti. Bisogna trovare soluzioni"

Migration

E alla moda chi ci pensa? Perché non ci sono aiuti specifici per un settore che a Prato, secondo i dati del Centro studi Confindustria, ha fatto segnare -27,8% di produzione tessile nel periodo aprile-settembre 2020? Il presidente della sezione Sistema moda di Confindustria Toscana Nord, Maurizio Sarti, contesta le ultime scelte del governo e chiede un piano straordianario per il distretto. "Sono molti i settori a sentirsi penalizzati da restrizioni o totali chiusure – sottolinea Sarti – Anche noi imprenditori del settore moda abbiamo vissuto, a marzo e aprile, la sensazione di impotenza e frustrazione quando abbiamo dovuto sospendere l’attività e poi, quando abbiamo riaperto e nelle settimane successive, non c’è stata nessuna recrudescenza significativa dei contagi. Abbiamo avuto la dimostrazione che avevamo ragione a contestare le chiusure. Adesso si stanno facendo i conti dei fatturati che verranno persi dalle attività soggette direttamente alle nuove chiusure e limitazioni di orari. Giusto, ma non basta: ci sono gli effetti indiretti causati dalla riduzione della socialità, ed è qui che nasce il problema della moda".

La teoria di Sarti è chiara: "Se le occasioni di socialità si riducono drasticamente, i consumi di moda fanno altrettanto. Se si va molto meno o non si va affatto al ristorante, a teatro, a fare l’happy hour, se si viaggia poco o niente, se perfino in ufficio si va poco perché si fa smart working, perché rinnovare il guardaroba? Il commercio viene scoraggiato dalle restrizioni. L’e-commerce non basta certo a compensare e in ogni caso il problema principale è la riduzione drastica delle relazioni sociali, più che i canali di vendita".

Al momento, sottolineano da Confindustria, "i consumi di moda sono in regresso, con effetti devastanti su tutta la filiera. E filiera in Italia significa anche e soprattutto Prato, che affronta ora la terza grande crisi in vent’anni, quella che potrebbe rivelarsi la più grave". Sarti anticipa che nella sezione Sistema moda di Confindustria, si sta cercando un modo per "rappresentare alle autorità la situazione" e si sta lavorando "per trovare nuove strade sul piano della riorganizzazione delle filiere. Stiamo investendo – aggiunge – in innovazione, digitalizzazione, tecnologie e per potenziare il già elevato profilo ecosostenibile delle nostre produzioni. Per Prato, in particolare, serve un piano straordinario e stiamo elaborando nostre proposte per costruirlo".