"Mio marito morto e portato via in un sacco. Così si cancella anche l’ultima dignità"

Muore in giardino, il medico lo certifica ’sospetto Covid’. La rabbia della moglie: "Diagnosi assurda". E l’avvocato annuncia esposto all’Ordine

"Mio marito morto e portato via in un sacco. Così si cancella anche l’ultima dignità"

"Mio marito morto e portato via in un sacco. Così si cancella anche l’ultima dignità"

Prato, 3 marzo 2021 - Si è accasciato a terra nel giardino di casa ed è morto. Oltre al dolore di una perdita così improvvisa, la moglie si è trovata a fronteggiare una situazione del tutto inaspettata che ha reso il momento ancora più atroce. Sì, perché il medico del 118 intervenuto sul posto ha fatto una diagnosi di "sospetto Covid" quando l’anziano, Ermanno Mattei, 82 anni di Usella a Cantagallo, non aveva avuto negli ultimi tempi una linea di febbre, ma nemmeno un banale raffreddore o un colpo di tosse. Poi il referto ha innescato una procedura stringente – come previsto per i casi di sospetto Covid – che non ha permesso alla vedova, Fiorenza Conci di 73 anni, di vedere per l’ultima volta il marito e vestirlo in maniera dignitosa prima che la bara venisse chiusa.

L’episodio è avvenuto sabato pomeriggi quando Mattei si è recato in giardino. Pochi minuti dopo è uscita anche la moglie trovandolo disteso a terra privo di vita. "Mio cognato stava benissimo, non aveva il Covid", dice la sorella gemella della moglie di Mattei che abita insieme a lei da quando è rimasta vedova. "E’ chiaro che ha avuto un malore improvviso. Non riusciamo a capire perché il medico del 118 abbia fatto quella diagnosi quando avevamo risposto a tutte le sue domande spiegando che Ermanno non aveva mai avuto nulla che potesse far pensare al Covid". Adesso moglie e cognata chiedono giustizia perché "cose del genere non accadano a nessun’altro" e si sono già rivolte a un avvocato, Anna Bianchi, che ha annunciato un esposto all’ordine dei medici. "Valuteremo se ci sono state condotte penalmente rilevanti e ci riserviamo di presentare denuncia in procura", dice Banchi. La salma è rimasta bloccata per in giardino per l’intero pomeriggio di sabato: nessuno poteva avvicinarla visto che si trattava di un "sospetto Covid" e poteva esserci pericolo di contagio. "Ci hanno privato della possibilità di poter dare a Ermanno l’ultima carezza – scrive la moglie Fiorenza in una lettera – L’abbiamo visto chiudere in un sacco, gli hanno tolto solo le scarpe e poi lo hanno messo nella bara che è stata immeditamente chiusa. Non lo abbiamo potuto vestire, non abbiamo potuto trascorrere con lui le ultime ore prima della sepoltura e dargli quella dignità che spetta a un morto. Questo virus ci sta portando via la coscienza, il rispetto e l’umanità". La moglie ha fatto in tempo solo a chiudergli gli occhi avvicinandosi alla salma in un momento in cui tutti gli altri eranol distratti. A Usella sono intervenute le onoranze funebri della Pubblica Assistenza l’Avvenire di Prato che non hanno potuto fare altro che seguire la procedura visto che il medico, in qualità di ufficiale giudiziario, aveva compilato il referto in quel modo. "Abbiamo sanificato il cadavere – spiegano dalla Pubblica Assistenza – e lo abbiamo subito chiuso nella cassa. Non potevamo fare altrimenti". Sul posto sono intervenuti anche i carabinieri di Vernio per tentare di calmare gli animi in quanto le due donne erano fuori di sé per l’accaduto.

Il problema sta tutto in un dpcm in vigore dal marzo scorso, che prevede che per i morti in strada, nell’incertezza, si usi la procedura del "sospetto Covid" in modo da mettere in atto tutte le precauzioni del caso. In questo caso il medico ha seguito alla lettera la norma. Peccato però che Mattei si trovasse nel giardino di casa e non in mezzo a una strada e che i familiari avessero chiaramente spiegato che non c’erano stati in alcun modo sintomi riconducibili al Covid. "Dobbiamo aver paura del virus ma non dobbiamo aver paura del 118 – conclude la moglie – e ci auguriamo che chi di dovere faccia quanto necessario per evitare che episodi tanto gravi debbano ripetersi. Sicuramente dal punto di vista della nostra famiglia, la cosa non finisce qui, perché Ermanno merita verità e giustizia".