"Mi prende a calci e a schiaffi, qualcuno mi aiuti" Quando lei è prigioniera della brutalità maschile

"Dopo le prime botte l’ho perdonato. Temo che anche facendolo arrestare, dopo mi cercherebbe per vendicarsi"

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All’inizio erano solo parole ambigue. Pensavo fosse un momento di stress, ma mi sbagliavo; piano piano Tommaso è diventato sempre più aggressivo e violento. Se mi ribello, mi lancia contro oggetti. Mi ha presa a schiaffi e calci, poi mi ha detto che non l’ha fatto apposta, mi ha regalato dei fiori. E l’ho perdonato. Non sono stupida, è che ho faticato a riconoscere che c’era un problema. Mi sono affezionata a lui; poi c’è stata una fase in cui ero convinta di essere io la responsabile, di meritarmi tutto. E ho avuto troppa paura. Ora non mi permette nemmeno di avere contatti con la mia famiglia, con le amiche. Ho pensato di denunciarlo, ma temo che mi tolgano i bambini. Vorrei cercare aiuto, senza che lui lo capisca. Me la farebbe pagare. Se tornassi indietro lo denuncerei al primo gesto, anzi me ne andrei alla prima offesa. Ho paura che anche facendolo arrestare, quando sarà fuori si vendicherà. Vorrei rimanesse in galera a lungo, che mi assicurassero che non può più farmi del male. Le violenze sono aumentate con la pandemia, perché sta più tempo in casa e tutti i problemi vengono acuiti. Sfogarsi con me è quasi automatico. Mi guarda con occhi che fanno paura. A volte spero che qualcuno da fuori capisca e mi liberi da questa prigione.