Maxi frode da 100 milioni di euro. Chiesto il processo per 37 persone

Nei guai imprenditori, commercialisti, consulenti fiscali accusati di avere evaso il pagamento dell’Iva grazie a 30 società che producevano fatture per alcune operazioni fittizie. Sequestrati beni per 30 milioni

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C’è una svolta nel procedimento giudiziario scaturito dall’inchiesta denominata Gagaro, una maxi-frode carosello fatta di fatture per operazioni di vendita inesistenti che nel novembre 2019 portò all’arresto di 17 persone e a 20 denunce, in gran parte a carico di italiani. La Procura di Prato ha depositato la richiesta di rinvio a giudizio per le 37 persone coinvolte in reati di carattere fiscale. La richiesta è stata presentata dal sostituto procuratore Laura Canovai, titolare dell’inchiesta. Non solo. La Procura ha posto sotto sequestro una trentina di milioni di euro fra beni e denaro in contante: un sequestro preventivo finalizzato alla confisca. L’inchiesta, che è stata affidata agli uomini della Guardia di Finanza, ha rivelato ulteriori dettagli, come la costruzione di una rete di 30 società - 12 di queste avevano il ruolo di cartiere - con sedi dislocate in varie parti d’Italia e all’estero, come Slovenia, Slovacchia e Repubblica Ceca.

Un sistema grazie al quale, i protagonisti della organizzazione avrebbero omesso di versare 100 milioni di euro a titolo di Iva e avrebbero prodotto un giro di affari del valore di 600 milioni di euro. Le accuse mosse dalla Procura ai 37 indagati, per i quali viene chiesto il rinvio a giudizio sono, a vario titolo, associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati tributari, dichiarazione fraudolenta, emissione di fatture per operazioni inesistenti, omesso versamento di Iva e indebita compensazione. A finire nella lista degli imputati personaggi di vario genere, da imprenditori a commercialisti e consulenti fiscali pratesi e romani. Secondo gli investigatori della Finanza, coordinati dalla Procura pratese, il capo del sodalizio criminale, promotore e organizzatore, era Mirko Bellucci, pratese di 43 anni, residente in Slovenia, ma in realtà domiciliato a Vaiano. Era lui il gestore occulto di una serie infinita di aziende fittizie intestate a prestanome. Ed era sempre lui l’ideatore di un imponente giro di fatture false e inesistenti scoperto dalla guardia di finanza di Prato. Nei guai, insieme a Bellucci, unico per il quale si sono aperte le porte del carcere, sono finite altre 15 persone (fra cui diversi suoi familiari, ai domiciliari) considerati componenti, soci e prestanome del sodalizio criminale messo in piedi da Bellucci. Il gruppo aveva realizzato una colossale frode "carosello", ossia un particolare reato fiscale che si realizza tramite triangolazioni fra società in Italia e all’estero che producono fatture per operazioni inesistenti finalizzate all’evasione dell’Iva. L’indagine era partita da una verifica fiscale nei confronti di una società, la "Bel Plastic srl" di via Rimini a Prato. La ditta commerciava nel settore delle materie plastiche, in particolare polimeri – granuli ricavati dal petrolio – ma non aveva nessuna struttura imprenditoriale, non aveva dipendenti, depositi, magazzini e attrezzature, Nel suo primo anno di attività, però, aveva avuto un rilevante e anomalo volume d’affari, 20 milioni, e aveva omesso il versamento di 4,3 milioni di Iva.

Le indagini delle Fiamme Gialle, estese ad altri soggetti economici di volta in volta emersi grazie alle intercettazioni telefoniche, hanno consentito di individuare l’associazione a delinquere, il cui centro operativo era a Prato, dedita da sei anni alle "frodi carosello". Uno dei principali canali di vendita e immissione nel mercato dei polimeri era una start up di capitali di medie dimensioni con sede a Livorno che, in meno di tre anni, aveva venduto materie plastiche per 25 milioni. La Guardia di Finanza di Livorno aveva già indagato sull’azienda riscontrando le stesse anomalie individuate dalla Procura pratese. I fascicoli sono stati poi riuniti a Prato. La frode veniva messo in atto secondo due differenti modalità: l’emissione e l’utilizzo di fatture inesistenti.