Maltrattamenti e violenze Aiutate più di 400 donne

Per la giornata mondiale i dati del centro La Nara. Ranaldi: "Fenomeno in crescita. Ma non è un brutto segno, significa che adesso il problema sta emergendo"

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Una richiesta di aiuto e mezzo al giorno. Sono quelle che ha ricevuto il centro antiviolenza La Nara dall’inizio dell’anno. "In tutto abbiamo aiutato 416 donne che si sono rivolte a noi perché vittime di maltrattamenti, violenze o stalking. E l’anno non è ancora finito", ha spiegato la presidente del centro antiviolenza di Prato, Francesca Ranaldi. 416 donne significa che più di una donna al giorno ha chiesto aiuto o protezione per sfuggire a una situazione familiare difficile. Un dato che dimostra come il fenomeno sia ancora diffuso nella nostra provincia e come non sia da sottovalutare. I numeri sono stati diffusi alla viglia della giornata mondiale contro le violenze di genere che sarà celebrata venerdì 25 novembre. E che quello dei maltrattamenti in famiglia, delle violenze e dello stalking non fosse un problema da prendere alla leggera lo dimostrano anche le tante denunce che arrivano quasi quotidianamente in Procura ma anche alle forze di polizia.

Il 25 novembre sarà un giorno particolare per il centro La Nara: non solo per la giornata mondiale contro le violenze di genere ma anche perché quest’anno ricorre il venticinquesimo anniversario dalla nascita del centro.

"In questi 25 anni di lavoro abbiamo aiutato 4500 donne – prosegue Francesca Ranaldi – I numeri dimostrano che ci attestiamo sulle 400 richieste ogni anno. Il 2022 è stato un anno di crescita, 416 contro le 407 del 2021 e ancora non siamo arrivati a fine anno. Penso che questo numero aumenterà sicuramente. I dati, però, non ci devono fare paura, non sono le 416 donne che ci devono spaventare. Il nostro territorio ha seri problemi di violenza di genere ma le crescenti richieste di aiuto sono lo specchio di una consapevolezza che sta crescendo da parte delle vittime, di una rete che sa lavorare e aiutare. Queste sono 416 donne che decidono di fare un percorso per se stesse e per i loro figli, sono dati che non si possono leggere in negativo, testimoniano come ci sia l’emersione di un problema. Significa che io so accogliere e che so dare una risposta a quel problema". Per Ranaldi, nel nostro territorio, è aumentata la consapevolezza delle donne rispetto al problema e la rete che si è creata piano piano sta diventando sempre più formata e attenta.

Secondo quanto emerso, l’età media delle vittime che si rivolgono al centro si somiglia molto: la fascia più ampia è quella fra i 30 e i 45 anni. "Sono donne giovani e questo fa sperare che le vittime restino un po’ meno nel maltrattamento", aggiunge la presidente. La maggior parte sono italiane (70%) anche se lo scorso anno c’è stata una leggere flessione con un 2% in meno. Il 40% di queste segnalazioni sfocia poi un un procedimento penale.

In diminuzione sono invece i maltrattamenti nei confronti di altri familiari, come ad esempio nei confronti di genitori anziani. I figli, invece, sono coinvolti sempre. La violenza assistita è una violenza diretta – ci tiene a precisare Ranaldi – E’ una battaglia che ci deve responsabilizzare tutti. I bimbi sono vittime quanto le madri se assistono alle violenze. Non si può scindere la figura del padre dal maltrattante. Su 416 donne a cui abbiamo dato sostegno ci sono ben 439 figli coinvolti che hanno subito un trauma di cui porteranno i segni per tutta la vita".

L.N.