Quattro passi nei macrolotti, le ditte non si fermano. La notte regina degli affari

Da via Toscana a via dei Fossi: tanti camion, ristoranti pieni e sale slot. Per le strade anchei bambini

Macrolotto (foto repertorio)

Macrolotto (foto repertorio)

Prato, 16 agosto 2018 - Il macrolotto non conosce ferie. Nella Prato semideserta con gran parte dei suoi abitanti in vacanza, i negozi e le aziende chiuse, di giorno e di notte esiste un’isola dove il lavoro non si ferma mai: è quella delle fabbriche cinesi. E’ soprattutto di notte che questo fenomeno salta agli occhi e colpisce, perchè i macrolotti uno e due diventano come alveari luminosi. Aziende e show room a causa del caldo lavorano con le porte aperte e questo ci permette di osservare il loro lavoro: una fabbrica aperta praticamente 24 ore. Dall’esterno non si vedono macchine taglia e cuci e operai al lavoro, ma si nota uno smistamento continuo dei capi, fra imballaggi e stendini con centinaia di capi appesi. A Prato le ditte intestate a cittadini cinesi (dati Camera di commercio dicembre 2017) sono 5.842 (+2,90% rispetto al 2016) e una buona parte di queste, quelle del manifatturiero tessile, si trovano appunto nei Macrolotti.

Il nostro viaggio alla scoperta di questa produzione no-stop inizia alle 21,30 da via Paronese. Qui lungo la strada, fra il Luxory Hotel, il centro benessere, le sale giochi e ristoranti a cui lo sfarzo non manca (tutte attività a capitale cinese), sono parcheggiate auto di grossa cilindrata. Appartengono ai cinesi benestanti che cenano, fra piatti a base di pesce e bottiglie di vino da oltre 100 euro, trattando fra connazionali di affari, si concedono il relax e poi una puntatina verso lo svago preferito: il gioco d’azzardo. Nelle strade limitrofe (via Gora del Pero, via Toscana, via dei Fossi, via delle Pollative) le fabbriche sono in attività, con centinaia di abiti ancora estivi posizionati sugli stendini in attesa di essere ritirati dai corrieri. Non solo abiti, ma anche camicette, pantaloni, giacche: la produzione, nonostante l’estate sia una stagione commercialmente più corta, prosegue perchè i capi prodotti dalle ditte cinesi (ma sulle etichette troverete comunque il Made in Italy) devono rifornire gran parte dei mercati del nord, centro e sud Italia, le catene del pronto moda, soprattutto low cost.

Alla guida dei furgoni ci sono conducenti cinesi. Tappeti rossi e piante giganti arredano il piazzale delle aziende più grandi. Dentro si intravedono pavimenti lucidi, illuminazione a giorno e pareti bianche: come l’atelier di una casa di moda. Altre ditte invece hanno accumulato spazzatura nel piazzale. Il caldo si fa sentire e all’esterno sulle sedie si concedono una sosta uomini e donne, ma anche i loro figli che sembrano intenti a giocare e rincorrersi. Dall’esterno riusciamo a fotografare le loro azioni: le donne si arrabbiano e ci corrono incontro urlando qualcosa perchè probabilmente pensano che stiamo facendo qualche controllo per conto di forze di polizia. Soltanto una ditta ha un grosso cane sciolto nel piazzale. Le poche aziende italiane rimaste sono le uniche ad essere chiuse di notte.

Ci spostiamo nell’area industriale di Iolo, zona via Piemonte: qui c’è molta più sporcizia, aziende meno illuminate e poco curate. Ci sono anche alcuni ristoranti, aperti tutta la notte, destinati ad un target più basso e sempre pieni di clienti cinesi. Sulla tangenziale, da entrambe le parti, sono tornate le prostitute: giovani donne dell’Europa dell’Est. Nessuna è cinese. Da notare: i clienti che si fermano sono italiani. I cinesi non si lasciano catturare pubblicamente da questa «distrazione». Nei macrolotti l’imperativo resta la produzione.

M. Serena Quercioli