"Ma gli arrivi dalla Cina stanno rallentando" Wong: per molti l’Italia è meno appetibile

Il consigliere comunale orientale: "Qui ormai pochi operai". Il termometro dei cognomi: a fine anno Gori uscirà dalla top ten

Un fattore che dà immediatamente la misura della crescita della popolazione cinese in provincia di Prato è quello della classifica dei cognomi più diffusi. In vetta alla graduatoria troviamo come accade ormai da anni, Chen, Hu, Lin, Wang, Zhang, Huang, Li e Zheng. Per trovare un cognome italiano bisogna scorrere al nono posto dove i Gori provano a resistere e a restare nella top ten. A seguire ancora solo cognomi orientali: Wu, Zhou, Xu, Ye, Jiang, Zhu, intervallati dal classicissimo Rossi in quattordicesima piazza. La classifica è aggiornata al 31 dicembre dell’anno scorso ed è destinata a diventare sempre di più a tinte orientali. Perché se i 2.424 Chen presenti a Prato hanno un’età media di 33 anni, i Gori hanno un’età media di 50 anni. Non solo. Se nel 2020 i Gori erano 964 e i Chen 2.280, al 31 dicembre 2021 il gap si è ampliato: con 18 Gori deceduti o trasferiti altrove e i Chen aumentati di 144 unità. Per la prima volta nella storia di Prato a fine 2022 nella top ten dei cognomi più diffusi sul territorio non ce ne sarà nemmeno più uno pratese. Se i Gori, come detto, sono in calo, i Wu e gli Zhou sono in rapida crescita: i primi sono saliti in un anno da 894 unità a 943, mentre gli Zhou sono aumentati da 862 a 926. Questo accade perché il tasso di natalità della provincia pratese viene tenuto alto dalla comunità cinese e più in generale dagli stranieri, mentre gli italiani fanno registrare più decessi che nascite. Questo boom potrebbe però essere un fenomeno non destinato a durare. E che già col covid ha dato i primi segnali di instabilità. A spiegarlo è Marco Wong, consigliere comunale del Pd e profondo conoscitore della comunità orientale del territorio. "La migrazione dalla Cina è un fenomeno in rallentamento", dice. "Se si guarda su un lungo periodo emergono numeri importanti, ma la verità è che ormai si tratta di una migrazione fatta di ricongiungimenti familiari. Sono sempre di meno gli operai o gli imprenditori che dal nulla decidono di venire in Italia e a Prato. Questo accade perché in Cina c’è stata una crescita economica importante, che ha reso l’Italia meno appetibile".

Secondo Wong la questione è tutta economica e di tenore di vita. "Negli anni ’90 il Pil medio cinese non era paragonabile a quello italiano. Mentre adesso il Pil medio di alcune province della Cina è similare o maggiore rispetto a quello italiano. Quindi in tanti preferiscono restare a casa piuttosto che cambiare completamente vita". Un trend confermato anche dalle difficoltà da parte delle aziende cinesi di reperire forza lavoro. "A Prato ormai trovi per lo più imprenditori cinesi e sempre meno operai orientali. Questo perché i vecchi operai stanno arrivando alla pensione e tornano in Cina, mentre i figli o aprono azienda o si dirigono verso altri settori".

Stefano De Biase