L’uomo che tradusse Dante in cinese Agostino Biagi fa ritorno a Fossato

Una serata per ripercorrere la storia del missionario e la sua impresa letteraria sulla Divina Commedia. A scoprirlo è stata la nipote, ex parlamentare ligure, in un libro: "Mio zio voleva cambiare il mondo"

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Domani sera Agostino Biagi, il missionario francescano che per primo tradusse in cinese la Divina Commedia, farà ritorno a Fossato, la sua terra d’origine. Nell’antico borgo medievale si svolge la presentazione – a cura della Fondazione Cdse e Comune di Cantagallo – del libro a lui dedicato e scritto dalla nipote Mara Carocci, ex parlamentare che vive in Liguria.

L’autrice – già preside dell’istituto Einaudi Casaregis a Genova e che da deputata sedeva nella Commissione cultura e ricerca – racconterà la "Lettera a uno zio che voleva cambiare il mondo" in cui traccia la vicenda umana e straordinaria di questo pioniere culturale. Religioso, letterato e migrante, classe 1882, venuto da questo piccolo paese nelle pieghe dell’Appennino arrivò fino al Celeste Impero, credendo nella condivisione e nel linguaggio universale della cultura. Morì nel 1957 lasciando un’eredità spirituale attualissima per Prato.

L’appuntamento è per domani alle 17.50, nel giardino antistante alla chiesa di San Lorenzo. Sarà illustrata la vita di Biagi – dall’infanzia a Fossato a missionario francescano, pastore battista e traduttore – con i saluti del sindaco Guglielmo Bongiorno e dell’assessore Maila Grazzini, di Alessia Cecconi e Annalisa Marchi per il Cdse.

In Valbisenzio seguendo le sue tracce, la nipote Mara Carocci è approdata nella primavera del 2020. A raccontarlo è Alessia Cecconi, direttrice del Cdse: "La ricercatrice genovese ci inviò una mail, chiedendo notizie sulla famiglia Biagi di Fossato, e sul territorio a fine Ottocento. Da quella prima mail è nato un forte scambio culturale e affettivo, soprattutto con Annalisa Marchi che ha seguito tutto il corso del libro. La storia di Agostino Biagi e la sua traduzione della Divina Commedia in questi ultimi mesi hanno avuto un’importante risonanza a livello nazionale – sottolinea Cecconi – e noi oggi siamo felici di poter presentare questo lavoro nel luogo natale, restituire questa storia incredibile alla comunità che è già in fermento da giorni per preparare questa presentazione che è anche una festa".

Il manoscritto di Mara Carocci ricostruisce la biografia del prozio Agostino Biagi, nato da famiglia contadina e genitori analfabeti a Fossato, patria che avrà un ruolo nella sua evoluzione.

Biagi a 12 anni entra nel convento francescano di Galceti, qui studia e nel 1902 decide di partire come missionario per la Cina, dove rimane circa otto anni. Impara il cinese, di cui ottiene un diploma di abilitazione all’insegnamento, conosce, oltre al latino, il tedesco, il francese, l’inglese. Successivamente studierà il russo. Torna in Italia, ufficialmente per motivi di salute, ma forse richiamato per contrasti sulla conduzione della missione, che reputa troppo attenta ai potenti e poco ai poveri. Chiede di partecipare alla prima guerra mondiale come volontario della Croce Rossa. Nel frattempo matura una crisi religiosa e diventa socialista. Abbandonata la tonaca, si fa pastore evangelico battista, antifascista e comunista.

A differenza che per la fase francescana, la nipote Carocci ha potuto accedere a centinaia di lettere del periodo 1919-1957 nell’Archivio Valdese, che raccontano l’indomabilità delle sue posizioni e la personale interpretazione del Vangelo. Il suo primo incarico, nel 1920, è a San Piero in Patti (Messina), dove viene picchiato, minacciato di morte dai fascisti e costretto ad andarsene. E’ schedato dalla polizia, e tale rimarrà.

Spostatosi ad Avellino insegna inglese e tedesco al liceo, subisce un processo da cui viene assolto, ma non riesce mai più ad avere l’autorizzazione governativa ad esercitare il ministero pastorale. Dal 1931 è a Genova, dove entra nella Resistenza; uomo di fede profonda, è convinto che Comunismo e Vangelo siano un tutt’uno: la sua chiesa è ritrovo di antifascisti.

Docente di cinese all’Istituto italiano per il medio e l’estremo oriente dal 1940 al 1942, scrive grammatiche e traduce testi dal e in cinese: fra questi la Divina Commedia, che probabilmente è la prima versione integrale mai tradotta; ritenuta di notevole interesse anche per il tentativo di riprodurre la terzina dantesca con i toni del cinese, è però tuttora inedita. Biagi, è vissuto ed è morto, in estrema povertà.

Elena Duranti