L’obbligo del Green Pass semina il panico "Per il commercio sarebbe la morte certa"

Mentre a Roma si discute e le ipotesi si rincorrono, dai titolari delle piccole attività arriva un coro di no. Tranne poche eccezioni

di Francesco Bocchini

Green Pass obbligatorio per accedere ai luoghi a rischio assembramento: bar, ristoranti, cinema, voli aerei, treni. E’ l’ipotesi che sta prendendo sempre più corpo nelle ultime ore per provare a controllare l’aumento dei casi dovuto alla diffusione della variante Delta. Ed è anche l’ipotesi attorno a cui già si rincorrono le polemiche, fra favoreli e contrari, nell’eterno balletto delle divisioni. A livello di governo il dibattito è aperto. Molte Regioni sono favorevoli, fra queste anche la Toscana. Altre sono più caute. Mentre altre ancora hanno dichiarato di essere assolutamente contrarie.

A Prato il sindaco Matteo Biffoni ha annunciato di appoggiare l’iniziativa, che prevederebbe la necessità della certificazione verde per partecipare a congressi, manifestazioni sportive, fiere, convegni, concerti, spettacoli teatrali, ma anche per viaggiare su aerei e treni e per entrare in palestre e centri sportivi. Nel calderone potrebbero rientrare pure bar e ristoranti, anche se nelle ultime ore questa pista pare essersi raffreddata, almeno per quanto concerne gli esercizi che operano all’aperto. Il discorso eventualmente potrebbe tornare in auge per i pubblici esercizi dall’autunno in poi, quando si sarà costretti a riprendere a lavorare solo al chiuso e quindi in sale in cui il rischio di contagio è più elevato. "Sono assolutamente contrario a questa proposta, soprattutto perché non si può limitare la libertà personale costringendo la popolazione a vaccinarsi per accedere a determinati servizi", è il pensiero di Giorgio Santiccioli del ristorante pizzeria I Francescaioli in piazza San Francesco. "Dovesse andare in porto questa idea, per noi si tratterebbe quasi di una nuova chiusura". Sulla stessa falsariga il commento di Andrea Fordiani del Caffè Buonamici in via Bettino Ricasoli. "Alla fine non credo che si realizzerà questo scenario, almeno per quanto riguarda bar e ristoranti. Ed è giusto così: a mio avviso è sufficiente la mascherina al chiuso per tenere sotto controllo la situazione". Se invece il governo dovesse muoversi in senso opposto, per verificare che i clienti siano in possesso del Green Pass potrebbe diventare obbligatoria l’installazione all’ingresso dei locale di un dispositivo in grado di leggere il Qr code riportato sul Green Pass, onde evitare che il compito spetti al titolare dell’esercizio commerciale o a un altro operatore. In occasione dei matrimoni, dove l’obbligatorietà del Green Pass è già in vigore, si è palesata infatti la difficoltà di trovare un responsabile che si occupi del controllo della validità del certificato. "Scommetto che toccherebbe a noi pagare queste spese extra", dice Vincenzo Monfrecola, titolare del ristorante Jumangi. "Mi sembra una situazione assurda. Dobbiamo sempre stare con il fiato sospeso, senza certezze: lavorare così è davvero estenuante".

Preoccupato anche Fausto Amatucci di Uscio e Bottega in via Santa Trinita. "Nutro grossi dubbi in merito a questa eventualità del vaccino obbligatorio. Stiamo vivendo un momento di piattezza dal punto di vista del giro di clienti. Entrasse in vigore questa disposizione sul Green Pass, accuseremmo di sicuro ulteriori perdite, anche perché tanti studenti si fermano a mangiare da noi e poi forse non lo farebbero più. E’ risaputo infatti che sono soprattutto i giovani a non essersi ancora vaccinati". La voce fuori dal coro è quella di Tommaso Degli Angeli del ristorante pizzeria Ridammi un Bacino in via Cesare Guasti. "Se questa fosse l’unica alternativa per evitare la chiusura delle attività, allora sarei favorevole. Non ci possiamo permettere di fermarci nuovamente. Dovesse succedere, non so se troverei la voglia di riaprire dopo qualche mese".