"L’hub tessile è necessario A chiedercelo è l’Europa"

La vice presidente di Confindustria Romagnoli ribadisce il sostegno al progetto "Con le nuove direttive gli scarti da avviare al riciclo saranno quadruplicati"

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PRATO

L’ingranaggio mancante per mettere a dama tutti i tasselli che ruotano attorno alla costruzione dell’Hub tessile secondo Confindustria Toscana Nord lo fornisce l’Europa con il decreto legislativo 116 che dispone l’obbligo di effettuare la raccolta differenziata anche dei rifiuti tessili a partire dal 2022. Una decisione per mantenersi nel solco tracciato dal "pacchetto di direttive sull’economia circolare" adottato dall’Unione Europea che prescrive di ampliare il numero di materiali conferiti nella raccolta differenziata e includervi, appunto, anche i rifiuti tessili entro il 2025. Ne è convinta Confindustria, che si inserisce nel dibattito sulla costruzione della piattaforma di riciclo tessile da 18,5 milioni di euro, difendendone la necessità soprattutto alla luce delle direttive europee che porteranno a quadruplicare gli scarti tessili da avviare al riciclo rispetto a oggi. In soldoni, grazie all’Europa, il lavoro non mancherà. Un impegno quindi importante dal punto di vista ambientale, ma anche per rassicurare gli imprenditori tessili che si occupano della cernita di abiti usati e che hanno espresso, sulle pagine de La Nazione, preoccupazione per il futuro delle loro imprese. "L’hub del riciclo tessile è una scommessa sul futuro di grande portata – dice la vicepresidente Fabia Romagnoli –. Dopo mesi di restrizioni ci staimo avviando verso una normalità che avvantaggerà il settore moda e l’hub tessile si inserisce in questo contesto andando a lavorare sul recupero degli indumenti post consumo. Non si tratta di un impianto singolo, ma è un progetto la cui visione è più ampia: l’obiettivo è creare una rete di recupero di materiali tessili e di riavvio al mercato". Se sul progetto c’è piena convinzione anche sul sistema di cernita Confindustria non mostra grandi dubbi e dà fiducia alla tecnologia capace di separare con macchinari di ultima generazione le fibre elasticizzate da quelle naturali, lo scoglio più grande dei materiali di oggi. "Il sistema che verrà utlizzato sarà con tecnologia avanzata in grado di separare la parte elasticizzata dalle fibre naturali che impedisce il recupero dei materiali tessili", sostiene Romagnoli. E ancora: "L’hub non nasce fine a se stesso come punto di stoccaggio e cernita – aggiunge –, ma con un centro di ricerca di sistema per aumentare la quantità dei tessuti che potranno in futuro essere sempre più recuperati. Con l’ingresso della raccolta differenziata anche per il materiale tessile avremo cinque volte gli attauli volumi di materie da lavorare che ci sono oggi sul mercato da destinare al recuopero post consumo".

Secondo Confindustia l’hub sarà "un grande contenitore di sviluppo" per trattare non solo abiti usati ma anche scarti tessili destinati ora ad essere smaltiti con ditte specializzate e costi a carico delle imprese. Secondo Confindustria se una parte degli scarti di lavorazione potranno tornare a nuova vita sarà un beneficio per tutti. "Prato non può tirarsi indietro in questa sfida in un settore che ne ha fatto la sua grandezza", aggiunge il presidente di Confindustria Toscana Nord, il pistoiese Daniele Matteini. "La fase di ricerca e sviluppo in corso porterà ad una crescita e a un miglioramento delle tecnologie di ricilo che faranno di Prato un nuovo modello da esportare". Infine si inserisce nella discussione che ruota attorno all’hub tessile la partita della quantità di materia prima seconda di cui il distretto potrà disporre. "In un momento in cui le preoccupazione del mondo imprenditoriale sono incentrate sulla scarsità delle materie prime e i costi abnormi – chiude Romagnoli – avere a disposizione materiale da lavorare non è qualcosa da sottovalutare".

Silvia Bini