Lezioni a casa: super lavoro per gli psicologi "Zero stimoli, gravi sintomi nei ragazzi"

Aumenta il supporto degli specialisti per gli studenti da mesi costretti a seguire la didattica a distanza. Le contromisure dei presidi

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Studenti, scuola e famiglie, martiri silenti di questa pandemia. Lo dimostrano i numeri e l’impegno che presidi e insegnanti stanno mettendo per aiutare i figli della dad a non pagare un prezzo troppo alto alle lezioni da casa. Il bilancio è impietoso e gli effetti che la didattica a distanza ha avuto su una parte di studenti sono tangibili, esattamente come le ore di supporto psicologico che il liceo Livi è stato costretto ad attivare quest’anno. Per comprendere quali effetti abbia innescato nei giovani la didattica a distanza basta scorrere l’elenco di oltre trenta nomi di adolescenti segnalati dallo psicologo perché in loro ha riconosciuto come gravi i sintomi dell’allontanamento da scuola. Ragazzi che hanno perso quel brio che invece dovrebbe far parte integrante di chi ancora non ha compiuto 18 anni, hanno perso la voglia di alzarsi e uscire dalla propria camera. Non è tanto la paura del virus ad animare questa sorta di lassismo, ma piuttosto la mancanza di stimoli – anche solo quelli banali – come svegliarsi la mattina e vestirsi per andare a scuola. Tutto questo da mesi non esiste (quasi) più: per lungo tempo – lo scorso anno scolastico era stato interrotto bruscamente il 5 marzo – i giovani sono rimasti incollati ad uno schermo, seduti nella stragrande maggioranza delle volte sul letto e con il pigiama adosso. I ragazzi più fragili non hanno resistito e gli effetti li vedono bene i presidi e gli insegnanti che non nascondono la preoccupazione. Giovedì sulle pagine de La Nazione abbiamo raccontato l’impegno di Paolo Cipriani, dirigente del Marconi che vedendo i risultati degli scrutini ha deciso di correre ai ripari convocando 200 tra studenti e famiglie per aiutarli a superare le lacune accumulate con ripetizioni gratis. Al suo fianco si fanno spazio le iniziative e la testimonianza di Maria Grazia Ciambellotti, preside di lunga esperienza oggi alla guida dei licei Livi e Brunelleschi: "Ho notato una grandissima differenza tra gli studenti dell’artistico Brunelleschi che grazie ai laboratori non hanno mai smesso di andare a scuola, e quelli del Livi", dice. "Chi non ha mai interrotto il contatto con l’ambiente scolastico, con i compagni e i professori, ha acquisito molte più capacità di reagire a questo momento rispetto a chi è stato costretto a restare a casa, allontanato dalla propria quotidianità e rinchiuso in una specie di guscio dal quale adesso questi ragazzi non riescono più ad uscire, in alcuni casi anche in maniera molto seria". Niente più amici, né passeggiate: gli unici contatti rimasti sono attraverso un filtro dalla propria camera.

"Abbiamo sempre avuto a scuola uno sportello di supporto psicologico, ma quest’anno abbiamo dovuto aumentare le ore a disposizione dei ragazzi", conferma la preside. "Per aiutare chi è più in difficoltà cerchiamo di mantenere un contatto, molti ormai si nascondono, non partecipano nemmeno più alle lezioni a distanza: accendono il pc e spariscono. Per loro abbiamo attivato un percorso specifico, avvicinandoli piano piano di nuovo alla classe e alla comunità. Chiedendo loro di seguire la lezione almeno una volta a settimana per poi provare a salire con le presenze". Non sappiamo come andranno i prossimi mesi, le variabili sono appese all’andamento dei contagi: "Mi auguro che le scuole restino aperte almeno al 50% altrimenti i ragazzi saranno destinati a pagare un prezzo troppo alto, non solo in termini di mancata formazione".

Silvia Bini