Le ultime ritorciture piegate dalle bollette Il cuore della filiera rischia di scomparire

Meoni: "Situazione drammatica, da 150.000 a 300.000 euro solo di energia". Sempre più forte il grido di dolore del mondo imprenditoriale

Una vita trascorsa in azienda per ritrovarsi oggi davanti allo spettro della chiusura imposto non dal mercato del lavoro, mai così florido come in questo momento, ma dai costi spropositati dell’energia. Assurdo. Eppure è la situazione che stanno vivendo centinaia di imprenditori alle prese con costi di produzione ormai diventati esorbitanti. "Non ci sono margini di guadagno", vanno ripetendo da mesi gli uomini del distretto. Perché non solo non ci sono margini di guadagno, ma non c’è nemmeno più la capacità di resistere: le aziende non hanno più liquidità per pagare le bollette abnormi che dallo scorso novembre, mese dopo mese, stanno dilapidando interi bilanci.

Al coro disperato raccolto in queste ultime settimane si aggiunge oggi un’altra voce, l’ennesima, quella di Mauro Meoni, titolare dell’omonima ritorcitura con sede in via Scarpettini a Montemurlo. Una delle pochissime lavorazioni, successive alla fase della filatura, rimaste aperte all’interno della filiera. Sono poco più di decina le ritorciture ancora attive e oggi sono messe a dura prova dal caro energia. Se ne dovessero chiudere altre sarebbe un danno irreparabile. Ma la prospettiva purtroppo è quanto mai reale. "Le bollette dell’energia elettrica sono quadruplicate nell’arco di pochi mesi: è un momento folle per mandare avanti un’azienda", si sfoga Meoni. Quindici dipendenti all’attivo, una vita passata in fabbrica. "Ho pagato 38.000 euro e adesso deve arrivare una nuova fattura che supererà i 50.000 euro, impossibile farcela", spiega. Eppure il lavoro c’è. Ma per lavorare Meoni ha bisogno dei macchinari che viaggiano grazie alla corrente elettrica: per lui impossibile accoppiare i turni e ridurre i giorni di lavoro. Una soluzione, quest’ultima, invece possibile per imprese come le tintorie che hanno bisogno di molto gas per attivare i macchinari, che una volta attivi, però, possono concentrare il lavoro in determinati giorni così da calmierare almeno in parte i costi. Per la ritorcitura non così: il consumo di energia è costante e il lavoro svolto non può essere concentrato. "Non è possibile ridurre i turni di lavoro, nel momento in cui rifiuto gli ordini ho segnato il mio destino aziendale", spiega Meoni. "A quel punto muori lo stesso perché i clienti vanno altrove". I conti sono spaventosi: "Pagavo mediamente 150.000 di corrente all’anno, nel 2022 arriverò a superare i 300.000 come è possibile sopravvivere a queste condizioni?".

Come altre imprese anche la Ritorcitura Meoni ha tentato di fare fronte ai costi spropositati, ma con scarsi risultati: "Abbiamo fatto investimenti in azienda e abbiamo mutui da pagare, dobbiamo tenere duro per forza ma in che modo?", si chiede l’imprenditore. "Il lavoro c’è, in questi mesi ho applicato un ticket energetico chiedendo 10 centesimi in più a lavorazione, ma questa misura non risolve il problema. In tre mesi con il ticket ho recuperato 7.000 euro, niente a fronte di bollette folli". Tutto in questo momento è diventato secondario. C’è un’unica necessità: tenere sotto controllo il costo del gas e dell’energia elettrica e aiutare i lavoratori e le imprese a fare fronte all’emergenza. L’allarme è suonato da tempo.

Silvia Bini