Lavoro sicuro, irregolarità dimezzate 'Non basta: controlli fino al 2020'

La Regione al lavoro per prolungare la fase due. ‘Equilibrio fragile’

Il «Patto per il lavoro sicuro» verrà allungato almeno fino al 31 marzo del 2019. Si lavora comunque a una ulteriore proroga

Il «Patto per il lavoro sicuro» verrà allungato almeno fino al 31 marzo del 2019. Si lavora comunque a una ulteriore proroga

Prato, 24 maggio 2018 - «La macchina dei controlli deve rimanere in moto, perché i buoni risultati raggiunti sono basati su un equilibrio fragile». Con queste parole il coordinatore del piano per il lavoro sicuro della Regione Renzo Berti e il vicesindaco Simone Faggi hanno annunciato il prolungamento, almeno fino al 31 marzo 2019, della fase due del progetto attualmente in corso. Non solo. L’auspicio e l’ipotesi su cui Regione, Comune e Asl Toscana Centro stanno lavorando è quella di riuscire a guadagnare un ulteriore anno di tempo prolungando il «patto» fino al 2020.

Numeri alla mano, facendo un raffronto fra i dati della prima fase (da settembre 2014 a marzo 2017) e i dati emersi dai primi 13 mesi della seconda fase (dal 1 aprile 2017 ad oggi) il quadro che emerge è positivo rispetto all’inizio del progetto. Segno evidente che i controlli funzionano, ma ancora manca la necessaria consapevolezza da parte dei controllati. Guardando il report dell’attività, le aziende controllate a Prato calano da 4.417 a 1.604. Nella seconda fase oltre a dormitori, cucine abusive, impianti elettrici fatiscenti, bombole a gas, macchinari e carenze igieniche si sono aggiunti controlli sulla denuncia di messa a terra, sul documento di valutazione del rischio, sul responsabile della prevenzione, sulla formazione e su eventuali irregolarità amministrative.

I 74 ispettori Asl hanno effettuato circa cinque uscite al giorno nell’area metropolitana, tre la mattina e due di pomeriggio-sera per un totale, negli ultimi 13 mesi, di 142 uscite mensili a Prato e 123 imprese al mese, contro le 80 della prima fase. Per quanto riguarda i dettagli delle infrazioni, nella prima fase erano stati rilevati circa 790 dormitori abusivi, scesi a 130 nella seconda fase. Una presenza che si è di fatto dimezzata, con una percentuale passata dal 18% a circa l’8%. Discorso simile per quanto riguarda gli impianti elettrici fatiscenti, dove la riduzione è ancor più significativa; i casi di grave irregolarità sono passati da 1.211 a 115, facendo così scendere la percentuale dal 27,4% al 7,2%. Più che dimezzate anche anche le notizie di reato: 3.066 circa nella prima fase contro le 530 della seconda, con percentuali che scendono dal quasi 70% al 33%. Calano i sequestri e le chiusure: 418 nella prima fase - circa il 5,7% delle ispezioni - e solo 53 nella seconda, corrispondenti al 2% sul totale delle ispezioni.

«Nella seconda fase abbiamo esteso i controlli ad un raggio più ampio di infrazioni degli ambienti di lavoro, riscontrando un’incidenza minore di illeciti e una tendenza a mettersi in regola ed adeguarsi alle normative, ma ancora non è sufficiente – ha precisato il coordinatore Renzo Berti – Per non disperdere il lavoro fatto in quasi 4 anni è necessario andare oltre ed arrivare ad un punto di consolidamento, in modo da ripristinare il rispetto della legalità nel mondo dell’impresa, a prescindere dal timore dei controlli».