Prato, 24 maggio 2018 - «La macchina dei controlli deve rimanere in moto, perché i buoni risultati raggiunti sono basati su un equilibrio fragile». Con queste parole il coordinatore del piano per il lavoro sicuro della Regione Renzo Berti e il vicesindaco Simone Faggi hanno annunciato il prolungamento, almeno fino al 31 marzo 2019, della fase due del progetto attualmente in corso. Non solo. L’auspicio e l’ipotesi su cui Regione, Comune e Asl Toscana Centro stanno lavorando è quella di riuscire a guadagnare un ulteriore anno di tempo prolungando il «patto» fino al 2020.
Numeri alla mano, facendo un raffronto fra i dati della prima fase (da settembre 2014 a marzo 2017) e i dati emersi dai primi 13 mesi della seconda fase (dal 1 aprile 2017 ad oggi) il quadro che emerge è positivo rispetto all’inizio del progetto. Segno evidente che i controlli funzionano, ma ancora manca la necessaria consapevolezza da parte dei controllati. Guardando il report dell’attività, le aziende controllate a Prato calano da 4.417 a 1.604. Nella seconda fase oltre a dormitori, cucine abusive, impianti elettrici fatiscenti, bombole a gas, macchinari e carenze igieniche si sono aggiunti controlli sulla denuncia di messa a terra, sul documento di valutazione del rischio, sul responsabile della prevenzione, sulla formazione e su eventuali irregolarità amministrative.
I 74 ispettori Asl hanno effettuato circa cinque uscite al giorno nell’area metropolitana, tre la mattina e due di pomeriggio-sera per un totale, negli ultimi 13 mesi, di 142 uscite mensili a Prato e 123 imprese al mese, contro le 80 della prima fase. Per quanto riguarda i dettagli delle infrazioni, nella prima fase erano stati rilevati circa 790 dormitori abusivi, scesi a 130 nella seconda fase. Una presenza che si è di fatto dimezzata, con una percentuale passata dal 18% a circa l’8%. Discorso simile per quanto riguarda gli impianti elettrici fatiscenti, dove la riduzione è ancor più significativa; i casi di grave irregolarità sono passati da 1.211 a 115, facendo così scendere la percentuale dal 27,4% al 7,2%. Più che dimezzate anche anche le notizie di reato: 3.066 circa nella prima fase contro le 530 della seconda, con percentuali che scendono dal quasi 70% al 33%. Calano i sequestri e le chiusure: 418 nella prima fase - circa il 5,7% delle ispezioni - e solo 53 nella seconda, corrispondenti al 2% sul totale delle ispezioni.
«Nella seconda fase abbiamo esteso i controlli ad un raggio più ampio di infrazioni degli ambienti di lavoro, riscontrando un’incidenza minore di illeciti e una tendenza a mettersi in regola ed adeguarsi alle normative, ma ancora non è sufficiente – ha precisato il coordinatore Renzo Berti – Per non disperdere il lavoro fatto in quasi 4 anni è necessario andare oltre ed arrivare ad un punto di consolidamento, in modo da ripristinare il rispetto della legalità nel mondo dell’impresa, a prescindere dal timore dei controlli».