La Camerata, il dono della musica. E’ la preziosa eredità di Lamberto Cecchi

Con Cecchi si perde anche una parte di Prato che sapeva pensare in grande e riusciva a realizzare i suoi sogni. "Ci sono molte cose che si potrebbero fare, ma non si fanno", è stato il suo rammarico per la città

Lamberto Cecchi con la moglie Antonella prima di un concerto

Lamberto Cecchi con la moglie Antonella prima di un concerto

Prato, 3 settembre 2022 - "Di una cosa sono orgoglioso, è questa orchestra. Non è stato facile e non sono stato il solo a volere tenacemente che nascesse e che potesse essere quello che è diventata. Un dono per la città. Perché la musica è un dono". Lamberto me lo disse una sera, dopo uno dei tanti concerti della Camerata che in questi 25 anni hanno reso Prato più ricca, di quella ricchezza che non si misura con i soldi, ma con la gioia della bellezza, delle emozioni condivise. Mi raccontò altre cose, su quanto era stato difficile riuscire nell’impresa, per certe piccole meschinità o incapacità di visione, che non è il caso di riferire adesso che lui non c’è più. Perché glielo chiesi, allora, se ne voleva parlare in modo pubblico. E lui disse no. Con la sua consueta eleganza.

Quello che contava per lui era la Camerata, la realizzazione di un sogno e di un progetto: un’orchestra della città che portasse la musica fra le persone, il pubblico dei concerti, i ragazzi delle scuole e prima che arrivasse il covid anche gli anziani delle case di riposo. La musica come un balsamo sulle ferite del vivere, come una speranza per immaginare un mondo migliore. La musica che sovrasta il frastuono delle chiacchiere di cui siamo circondati, che in qualche modo ci eleva e ci porta lontano da tante miserie.

Ha ragione Lamberto Cecchi nell’essere orgoglioso. Se la Camerata esiste molto si deve a lui. Come ha scritto il direttore artistico Alberto Batisti, a nome della "famiglia" della Camerata, "il suo amore per la musica si è trasformato in azione, al fine che Prato si arricchisse di qualcosa di prezioso, un bene immateriale che è nutrimento per l’anima e veicolo di civiltà. Ogni concerto della Camerata sarà l’eredità spirituale di Lamberto e di quel sogno che egli riuscì a far diventare realtà". E allora Prato gli deve molto, oltre al suo impegno per il tessile, gli anni passati a condurre l’Unione industriale o Pratotrade, oltre la scommessa giocata in politica con Insieme per Prato, il gruppo con cui si candidò a sindaco negli anni Novanta, una formazione libera dagli schemi ideologici, in tempi non ancora maturi per comprenderla, quella libertà.

"Ci sono molte cose che si potrebbero fare, ma non si fanno". Ne elencò tante di idee quella sera di maggio davanti al Politeama, prima di Orfeo ed Euridice di Gluck, l’ultimo concerto della Camerata della scorsa stagione. Lamberto riusciva ancora a pensare in grande, nonostante le delusioni e i tempi cambiati. Aveva la forza di immaginare un futuro migliore. Ricordo la sua gioia alla fine di quel meraviglioso concerto, che per lui sarebbe stato l’ultimo. Con lui si perde anche una parte di Prato che riusciva a realizzare i suoi sogni. Grazie Lamberto, per l’eredità che ci lasci.