REDAZIONE PRATO

La truffa delle aste e degli arbitri sleali Alla sbarra ex avvocato radiato dall’albo

Stralciata la posizione di una legale e di un altro imputato: entrambi hanno ricusato il giudice. Intera famiglia patteggia 4 anni

Cinque rinvii a giudizio per la truffa delle aste immobiliari, una famiglia intera che accede al patteggiamento e due imputati che hanno ricusato il gup. Si è chiusa così l’udienza preliminare sui presunti lodi arbitrali farlocchi, costruiti a tavolino da una serie di professionisti, fra cui due avvocati, un ex avvocato radiato dall’albo, tre arbitri delle controversie incriminate e chi voleva recuperare la propria casa finita all’asta. Il gup Francesca Scarlatti ha rinviato a giudizio l’ex avvocato Andrea Mucci, 67 anni, residente a Montecatini, e un’avvocatessa pratese, Maria Di Rocco, che ha ricusato il giudice insieme a uno deli arbitro in quanto il gup era già stato chiamato a decidere sui patteggiamenti. Per loro è stata fissata una nuova udienza la prossima settimana, nel frattempo il tribunale dovrà assegnare un altro gup. I sette patteggiamenti riguardano, invece, un’intera famiglia pratese che aveva usato – su consiglio degli avvocati, come sostenuto dall’accusa – il sistema dei lodi falsi per riavere la casa. Altre cinque persone – fra cui Mucci, un’avvocatessa di Pontedera che eseguiva gli atti al posto del legale radiato, e tre arbitri – andranno a giudizio. Tutti rispondono di turbativa d’asta. L’inchiesta aveva portato a smascherare e smantellare il sistema messo in piedi dai professionisti. Le indagini furono condotte da carabinieri e dalla guardia di finanza e coordinate dal sostituto procuratore Laura Canovai. A finire agli arresti domiciliari fu Andrea Mucci, radiato dall’albo pratese per una condanna definitiva per bancarotta fraudolenta e appropriazione indebita, ora accusato anche di esercizio abusivo della professione. Secondo la procura, Mucci e la Di Rocco erano la mente del sistema truffaldino messo in piedi per recuperare gli immobili grazie alla connivenza degli arbitri e di persone che fingevano di essere i contendenti inscenando le finte dispute. Le liti, sempre secondo l’accusa, sarebbero state ricomposte grazie alla firma dei lodi arbitrali fasulli. Al vaglio della Procura sono finiti quattro casi, tre a Prato e uno a Milano che risalgono agli anni fra il 2016 ed il 2018. L’inchiesta partì in seguito alla denuncia presentata da un avvocato delegato dal giudice alla vendita di due immobili a Prato. Il legale si era insospettito quando un lodo arbitrale aveva messo d’accordo improvvisamente - con il riconoscimento dell’usucapione - due soggetti interessati allo stessa casa. Il riconoscimento dell’usocapione aveva bloccato le procedure di vendita dell’immobile nonostante le rivendicazioni dei creditori.

Alla denuncia dell’avvocato se n’era aggiunta un’altra presentata da un aggiudicatario che dopo avere pagato tutto si era visto portare via, sempre per usucapione, la casa regolarmente acquisita. A confermare l’accusa c’è una setenza del tribunale di Prato che aveva impugnato un lodo arbitrale sospetto. La Corte d’Appello accertò che era un atto fraudolento costruito a tavolino per danneggiare i creditori.

Laura Natoli