La ‘strage’ delle partite Iva Prato tra le peggiori d’Italia

Il dato non conforta: la nostra provincia è la meno brillante della Toscana ma soprattutto si classifica terza (-23,35% di imprese) a livello nazionale

Migration

Siamo terzi fra le province italiane per contrazione delle partite Iva. L’ennesima conferma di un 2020 disastroso in ogni settore, dal punto di vista lavorativo. Dopo Barletta-Andria-Trani e Lodi, sul terzo gradino di questa classifica in negativo stilata da Ancot, Associazione nazionale consulenti tributari in base ai dati del ministero dell’Economia e delle Finanze, c’è proprio Prato, che ha fatto registrare un –23,35%, risultando anche la peggior provincia in Toscana da questo punto di vista, con sole 2.399 partite Iva attive, considerando nel totale anche le poche nuove aperture.

Il confronto con il 2019, ad ogni modo, evidenzia che tutte le Regioni mostrano un calo di avviamenti: i maggiori si sono registrati nelle Marche (-19%), in Liguria (-18,7%) e, appunto, in Toscana (-17,6%); il più contenuto in Veneto (-5,3%). Ma tornando ai dati che riguardano la nostra regione, Prato in questa triste classifica precede Firenze (7.610 partite iva attive nel 2020, -22,20% rispetto al 2019), Massa Carrara (1.417 partite iva, -18,61%), Pistoia (2.186 partite iva, -17,51%), Livorno (2.335 partite iva, -17,08%), Pisa (3.338 partite iva, -16,24%), Lucca (3.150 partite iva, -13,18%), Arezzo (2.686 partite iva, -12,57%) e Grosseto (1.864 partite iva, -9,38%).

Dati confermati dalla Camera di Commercio di Pistoia e Prato, che però ha solo numeri parziali, relativi alle partite iva che hanno l’obbligo di iscriversi al registro delle imprese e, sull’altro versante, anche da Filippo Ravone, presidente del Palazzo delle Professioni, in rappresentanza dei liberi professionisti: "Temo che questi dati, per quanto negativi, purtroppo non rappresentino ancora a dovere le gravi difficoltà causate dal coronavirus. Molte altre partite Iva verranno chiuse nel corso del 2021, se non arriveranno provvedimenti specifici da parte del Governo per i liberi professionisti e per le imprese – commenta proprio Ravone – . A risentire maggiormente della pandemia sono stati i piccoli studi o i singoli professionisti: in molti hanno chiuso la partita iva perché si sono inseriti in altri contesti lavorativi più grandi o perché hanno proprio cambiato attività. Gli avvocati hanno sofferto, in particolare a Prato, l’arenamento della macchina della giustizia. Architetti, ingegneri, geometri hanno perso commissioni per il blocco dei cantieri, mentre molti commercialisti hanno lavorato come matti, senza riscuotere un euro".

L. M.