La rabbia dell’imprenditore: "Il primo giorno di lavoro. E 40mila euro di tasse"

Giudici (Eurostoffe Rosi): "Sono venuti a fare le passerelle, a fare promesse non mantenute. Dove sono gli aiuti? Siamo ripartiti da soli, ma è dura".

La rabbia dell’imprenditore: "Il primo giorno di lavoro. E 40mila euro di tasse"

La rabbia dell’imprenditore: "Il primo giorno di lavoro. E 40mila euro di tasse"

La mini proroga al 18 dicembre per pagare i tributi è scaduta e le tasse hanno bussato inesorabilmente alle casse delle aziende alluvionate. Implacabile il tempo, come le sanzioni previste se gli imprenditori non avessero corrisposto ai pagamenti nelle date previste. Una scadenza intorno alla quale si è alzato uno stridente silenzio delle istituzioni, dei politici e degli amministratori, sempre in prima linea nei giorni dell’alluvione. Una beffa, per Roberto Giudici, titolare dell’Eurostoffe Rosi a Montemurlo, che ricorda le tante promesse non mantenute nelle parate istituzionali nei luoghi del disastro.

Per lui una beffa ancora più bruciante perché proprio ieri "è stato il primo giorno in cui siamo ripartiti con due turni, mattina e sera. Si lavora al 70% – racconta – con la maggior parte dei macchinari rientrati in funzione; per altri siamo in attesa di alcuni componenti. E oggi come, primo giorno di ripartenza, ho ’onorato’ le scadenze fiscali, pagando l’Inps di due mesi per i dipendenti e l’Imu al comune di Montemurlo, l’Irpef ... in pratica ho alzato la testa e subito sono stato colpito da una mazzata da circa 40mila euro...". Giudici si chiede se "è questo l’aiuto reale promesso a livello nazionale? Ho provato a parlare con il sindaco Calamai: mi ha detto che ha le mani legate e che proverà a muoversi di concerto con gli altri sindaci locali. Ma intanto abbiamo dovuto pagare per essere in regola". Un mese e mezzo di stop per la Eurostoffe Rosi: del suo titolare abbiamo raccolto lo sfogo un mese fa durante il sopralluogo del presidente nazionale di Confartigianato.

"Siamo stati bravi. Abbiamo fatto tutto da soli e ci siamo rialzati – prosegue – Ci sono state dette tante parole, ma poi alla resa dei conti noi si deve pagare per evitare sanzioni e le promesse le porta via il vento. Si è alzato un silenzio assordante, una latitanza imbarazzante da parte delle istituzioni. L’unico vero aiuto da chi lo abbiamo ricevuto? Dalla base, dico io: dai nostri dipendenti che hanno lavorato per liberare l’azienda dal fango, dai nostri clienti e dai nostri fornitori. Tutti si sono prodigati per dare una mano concreta, vuoi con uno sconto, vuoi con un pagamento a scadenza più lunga. Solo la banca ha sospeso il mutuo per 12 mesi, mentre il mio Paese oggi mi ha chiesto i tributi. Siamo stati spinti dai clienti a non mollare mai. Invece, amministratori ed istituzioni che sono venuti in visita si sono resi conto di come eravamo messi, ma poi non sono riusciti a mantenere una promessa. Si sono dileguati...". Eppure Giudici lo aveva chiesto a gran voce al sindaco e agli esponenti di Confartigianato in visita nella sua azienda un mese fa esatto: "Non abbandonateci!". E invece, la stessa fotografia era replicabile ieri, in particolare all’esterno dell’azienda. "Nel piazzale abbiamo ammassato le rocche bagnate. Nei giorni scorsi ho chiesto alle mie dipendenti di sgombrare almeno l’area esterna davanti al cancello, invasa da fango e detriti – afferma Giudici – Non abbiamo visto nessuno a rimuovere quei cumuli di sporco...". La rimozione dei rifiuti deve attendere: "Ci siamo iscritti al sito di Alia. Aspettiamo di essere ancora contattati. Ad oggi non abbiamo avuta alcuna risposta". Giudici si dice "soddisfatto dal punto di vista personale: ci siamo rialzati da soli, grazie anche al fatto che la nostra azienda è sempre stata in buona salute. Il prossimo anno, a marzo, festeggiamo i primi 40 anni di attività e ci vogliamo arrivare".

Sara Bessi