La burocrazia blocca centinaia di imprese

Il governo ha previsto il rinvio dei contributi di maggio al 16 settembre, ma il sistema Inps non è stato adeguato. E ora tutti sono "irregolari".

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La burocrazia, ancora una volta, si sta dimostrando più forte della crisi e del Covid. Nel mirino c’è di nuovo l’Inps, accusata da Confartigianato di bloccare il lavoro di migliaia di aziende, solo tra Prato e Firenze, perché il sistema non riconosce come regolari le posizioni di chi, legittimamente, ha spostato al 16 settembre le scadenze previste a maggio. Una possibilità riconosciuta dal governo ma non dal sistema infomatico dell’istituto, con il risultato che tantissime imprese si trovano ad esempio senza un Durc valido (il documento unico di regolarità contributiva) per poter lavorare, a partire da quelle edili che in questo periodo invece avrebbero molto lavoro. Queste aziende infatti risultano erroneamente irregolari sul sistema informatico quando invece non lo sono affatto, perché il rinvio delle scadenze era legittimo.

Confartigianato Firenze, in una nota, definisce questa situazione "più che kafkiana: il personale dell’Inps è ancora in smart working e l’Istituto non ha recepito le misure di alleggerimento burocratico e fiscale previste dai decreti del governo. Il risultato è che la documentazione presentata dalle aziende viene bollata come “irregolare”, le aziende non possono quindi lavorare e riuscire a parlare con qualcuno per risolvere il problema. Uno stato di cose che sta bloccando tantissime imprese che, invece, vorrebbero riprendere finalmente a lavorare, soprattutto nel campo dell’edilizia".

Il commercialista Fabio Casati, responsabile del settore tributario di Confartigianato, rincara la dose: "Purtroppo l’Inps non ha previsto nessun automatismo rispetto al rinvio delle scadenze di maggio sancito dal governo e così tantissime aziende, sia artigiane che del commercio, si trovano in difficoltà, soprattutto quelle che per lavorare hanno bisogno del Durc. I contributi in scadenza il 16 maggio possono essere versati entro il 16 settembre, ma il sistema dell’istituto di previdenza non prevede questo rinvio disposto dal governo e quindi etichetta come irregolari situazioni contributive, sia aziendali che personali, che invece non lo sono affatto". Esiste una procedura per risolvere la situazione "ma è estremamente lunga e complessa – insiste Casati – In più la situazione è complicata dal fatto che molti dipendenti dell’Inps lavorano ancora in smart working. E’ un problema molto serio".

"C’è un aggravio di tempi e costi per le imprese assolutamente inaccettabile – tuonano ancora da Firenze – Per non parlare della cassa integrazione la cui erogazione è ancora indietro: 5 mila aziende e 20 mila lavoratori stanno ancora aspettando, qualcuno ha incassato maggio, nessuno giugno e luglio. Così la ripartenza resta soltanto una bella parola".

L.B.