Investire nell’arte è un gioco da ragazzi. Grazie a Feral Horses

Da Poggio a Londra con una start up di successo. A soli 24 anni

I protagonisti della start up Feral Horses

I protagonisti della start up Feral Horses

Prato, 2 febbraio 2018 - Un mercante d’arte dei nostri tempi. E’ Romano Oliveri, pratese, classe ‘94, una delle quattro menti che ha lanciato sul mercato una start up talmente innovativa da essere già diventata materia studio da parte delle università di mezza Europa. Il meccanismo è semplice e si basa sul commercio delle operte d’arte. L’idea di Oliveri & C.- che da Poggio a Caiano si è trasferito a Londra dove ha sede la sua nuova società - si basa su alcuni pilastri dell’economia: dopo tre anni di incubazione è nata ‘Feral Horses’, una piattaforma d’investimento che ha l’ambizione di rendere il mercato dell’arte più accessibile e più trasparente, dando la possibilità a tutti, in particolare i cosiddetti millennials, di diventare investitori in opere d’arte. Non serve un portafoglio da nababbo: bastano meno di 10 euro. Un meccanismo ambizioso che dà la possibilità a tutti di diventare proprietari di qualcosa di bello, magari destinato ad acquisire valore. Nello stesso momento si ha la possibilità di affittare le opere a prezzi abbordabili, opere che poi possono viaggiare all’infinito da un luogo ad un altro.

«Fin da quando ero piccolo la mia più grande passione è stata l’arte e ho sempre saputo che un giorno mi sarei buttato in questo mondo. Durante il MiArt Fair a Milano ho conosciuto Francesco Bellanca e Lise Arlot, che insieme a Christian de Martin, stavano lavorando ad un’idea rivoluzionaria per il mercato dell’arte: creare il primo art stock exchange’, ossia una borsa dell’arte», dice Oliveri. Per raggiungere il loro scopo i ragazzi di ‘Feral Horses’ prendono in prestito come slogan una frase di Pablo Picasso: impara le regole come un professionista, affinché tu possa infrangerle come artista. Questo il punto di forza. In particolare ‘Feral Horses’, per la prima volta, fa sì che gli investimenti in arte generino dividendi - con rendimenti fino al 10% annui - e nello stesso momento permette alle opere di essere esposte in posti sempre nuovi e diversi. Sono proprio i quattro giovani imprenditori ad occuparsi di tutta la gestione delle opere: dall’affitto all’assicurazione. La base logistica della nuova società ha sede a Londra, ma è possibile registrarsi sulla piattaforma e investire da qualunque paese d’Europa. Lo scopo è acquistare una parte percentuale di un’opera d’arte moderna e poi dividere i guadagni provenienti dall’affitto dell’opera. Idea semplice oltre che innovativa, tanto che la start up è già diventata materia di studio alla Bocconi e all’Università di Firenze dove Olivieri a marzo presenterà il suo progetto agli studenti del corso di Management Industry 4.0. 

Sono nove gli artisti contemporanei europei tra cui Jago, David Aiu Servan Schreiber, Léo Caillard, Raffaele Montepaone, con i quali collaborano i ragazzi che in meno di due mesi sono già riusciti nell’ambizioso progetto di vendere 17 opere d’arte a 59 investitori europei per un valore totale di 140.000 euro. «Abbiamo in progetto di aprire la Feral Foundation dove saranno custodite ed esposte le opere momentaneamente non affittate e chiunque, azionista e non, potrà visitarle», dice il giovane manager dell’arte. «Inoltre abbiamo aperto la campagna ‘equity crowdfunding’ su Seedrs con l’obiettivo di raccogliere fondi e sarà possibile aderirvi anche con sole 18 sterline». (https://www.seedrs.com/feral-horses   http://bit.do/d4bnC)