'In Sri Lanka noi paralizzate dalla paura'

Le suore minime di Poggio a Caiano hanno tre case nel paese asiatico

Le suore di Madre Caiani in Sri Lanka, dove sono presenti in tre diverse case

Le suore di Madre Caiani in Sri Lanka, dove sono presenti in tre diverse case

Prato, 23 aprile 2019 - Gli attentati del giorno di Pasqua in Sri Lanka, avvenuti in chiese e hotel, hanno fatto ripiombare nel terrore anche le numerose missioni cattoliche sparse nel Paese. Il ricordo dello Tsunami del 2004 (il bilancio fu di 230.000 persone uccise in 14 Paesi affacciati sull’oceano Indiano) e di altre successiva alluvioni è sempre vivo e a queste tragedie si aggiuge l’incubo attentati. Le Minime Suore di Madre Caiani, però, da qui non se ne sono mai andate. Tutt’altro: cercano di incrementare i servizi in un’area in cui i cattolici sono sempre una minoranza ma sempre più numerosi sono i bambini orfani o comunque bisognosi di aiuto. «Sono bloccati tutti i mezzi di comunicazione - racconta suor Salvatorica Serra, madre generale delle Minime Suore di Poggio a Caiano - e le nostre suore presenti in Sri Lanka stanno chiuse in casa come tutti e vivono nella paura. Tre di loro, seguendo le indicazioni del cardinale, si sono recate a Negombo per prendere visione di eventuali interventi da fare, ma non sappiamo nulla di come è andata».

Ja-Ela, distante da Colombo circa 15 chilometri, è la prima comunità delle Minime Suore, avviata 1994. «Qui ci dedichiamo all’educazione dei bambini nella scuola materna, all’accoglienza delle bambine orfane o povere ed alla pastorale parrocchiale. In una struttura annessa ha sede il noviziato per lo Sri Lanka». Sono 12 le suore che vivono in Sri Lanka distribuite in tre case. La seconda casa è a Rambewa, cittadina situata sulla grande strada di comunicazione che collega il nord dell’isola con la capitale Colombo: «La popolazione è a maggioranza buddista e la nostra presenza, iniziata nel 2001, è di sostegno ai pochi cristiani presenti nella zona. Promuoviamo l’educazione dei bambini nella scuola materna e l’insegnamento della religione nella scuola statale». Infine c’è Mannar dove alla fine della guerra, durata 26 anni, il Vescovo della Diocesi chiese all’istituto la disponibilità di presenza comunitaria, prima provvisoria, in attesa di quella stabile, per un servizio a favore dei poveri e degli orfani. Il progetto, comprendente un orfanotrofio, un dispensario e la casa delle suore, ha avuto inizio nel 2011 con la posa della prima pietra. Le suore hanno avviato l’accoglienza con un primo gruppo di bambine, nella casa ormai terminata, nel febbraio 2014.