"Il mercato del lavoro non è qualcosa che cambia da un giorno all’altro. Quello che sta succedendo è l’espressione di un problema strutturale che si trascina nel tempo". A parlare è Michele Del Campo, direttore della Fil per oltre 18 anni, in pensione dallo scorso gennaio. Il mercato del lavoro sta vivendo un momento di grande transizione. Dopo l’ondata del Covid che ha paralizzato il sistema economico, i dati sono in ripresa, ma il problema è sempre il solito, ossia lo scarto tra figure richieste e lavoratori disponibili. Un problema che secondo Del Campo era prevedibile e che è arginabile con una serie di interventi strutturali da mettere in atto il prima possibile. "La dinamica del mercato suggerisce alcuni elementi. Intanto che se manca personale formato significa che bisogna investire in formazione e lo devono fare anche le imprese che non possono limitarsi a volere tutto e subito", spiega l’ex direttore. "Un’altra dinamica da analizzare è quella dei costi: quando una risorsa scarseggia, bisogna capire che questa deve essere ben retribuita. Probabilmente in questo modo si invoglierebbe anche chi ha scelto di uscire da un determinato settore, ma che conosce il mestiere, a rientraci velocemente". Altro aspetto non secondario è la necessità di dare al Centro per l’impiego maggiore margine di manovra. "Quello di Prato è un ufficio che funziona, qui il 14% dei nuovi contratti passa dal Centro per l’impegno e questo succede perché abbiamo sempre cercato di collaborare con il mondo delle imprese e con le istituzioni", aggiunge Del Campo. "Ma è necessario agire anche sul sistema della qualificazione dei lavoratori dando la possibilità al Centro di poter mettere in campo politiche attive sulla formazione sfruttando il Pnrr. Bisogna agire laddove il mercato lo chiede". Del Campo porta ad esempio il settore manifatturiero, paragonato a quello della ristorazione ...
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