Il tessile non recupera i valori pre pandemia Servirà ancora un anno per vedere il segno più

Il settore moda si ferma a - 13% sulla produzione del 2019. Matteini (Confindustria): "La spinta del Pnrr per uscire dal tunnel della crisi"

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È il paradosso del tessile che sta traghettando verso il post Covid: gli ordini ci sono ma non si traducono in guadagno. Le difficoltà di trasporto, la scarsità di materie prime e il caro energia stanno erodendo tutti i punti percentuali che Prato è riuscita a mettere faticosamente a segno in questi ultimi mesi di allentamento delle restrizioni dovute alla pandemia. Una rinascita che non si traduce ancora in sostanza nonostante il vento favorevole che ha soffiato sugli ultimi 4 mesi del 2021 con il tessile che è riuscito a registrare un più 15% e l’abbigliamento più 20%. A pesare ci sono due fattori: la ripresa frenata dai costi delle materie prime e l’eredità lasciata dal lockdown che di fatto ha azzerato la socialità per mesi e quindi gli acquisti soprattutto di abbigliamento, settore trainante dell’economia cittadina. Il risultato è una forbice parecchio ampia con 13 punti percentuali di Pil che mancano ancora alla produzione per recuperare i valori dello stesso periodo del 2019. È quanto emerge dalla rilevazione sul quarto trimestre 2021 condotta dal Centro studi di Confindustria Toscana Nord, quindi, mentre Lucca supera i livelli produttivi del 2019, Prato mostra ancora segni negativi con il settore trinante del tessile-abbigliamento che segna un -13%. Un gap che l’associazione degli industriali prevede di ripianare entro un anno al netto di ulteriori scossoni che potrebbero investire il sistema moda, ad iniziare proprio dalla crisi tra Russia e Ucraina che potrebbe avere pesanti ripercussioni sull’approvvigionamento di gas. Una ripresa lenta ma costante certificata nell’ambito della rilevazione effettuata dal Centro studi di Confindustria Toscana Nord, dai dati che emergono dalle risposte sugli ordinativi e sulle previsioni per i primi mesi del 2022: tra i macrosettori è la moda a indicare la percentuale più elevata di ordinativi, +14% rispetto al 4° trimestre 2020 (il 2° trimestre 2020, era stato segnato dalle chiusure e dai più consistenti effetti diretti e indiretti della pandemia), seguita a ruota da chimica-plastica-farmaceutica con +13% e dalla metalmeccanica con +8,5%. "Numeri importanti ma non tali da far archiviare i danni di una pandemia che per l’economia della nostra provincia è stata particolarmente rovinosa", interviene la vicepresidente di Confindustria Toscana Nord Fabia Romagnoli Per questo primo scorcio del 2022 le previsioni sono nettamente positive ma non dobbiamo dimenticare che ciò di cui si parla sono i volumi di produzione: altra cosa è la redditività delle imprese, minata profondamente dall’impennata dei costi energetici e delle materie prime". Le imprese stanno rilanciando con coraggio, con investimenti su tutti i principali capitoli dell’attività aziendale, dalla sostenibilità alla digitalizzazione: "Lo sforzo eccezionale a cui sono sottoposte si deve tenere conto nell’impostazione delle politiche di sostegno all’economia. La voglia di riscatto è tanta, a Prato: lo testimoniano la ripresa della partecipazione alle iniziative promozionali, dalle fiere in presenza", aggiunge Romagnoli. "I dati della produzione del settore moda nel 2021 fotografano una situazione ancora emergenziale. Il recupero della normalità potrebbe essere abbastanza vicino ma ancora in questo inizio del 2022 non c’è. La socialità non è ancora tornata ai livelli precedenti il covid e la mobilità delle persone non è pienamente ripristinata, soprattutto dai paesi asiatici", aggiunge Maurizio Sarti, sezione Sistema-moda. "La moda deve ancora recuperare con percentuali diverse nei vari comparti: -14% il tessile, -15,2% l’abbigliamento e maglieria, -28,3% le calzature". La spinta definitiva può arrivare dal Pnrr, sottolinea il presidente di Confindustria Toscana Nord Daniele Matteini: "L’aumento dei costi energetici sta iniziando a erodere i margini di tutte le aziende; e si pone il tema, grandissimo, del costo dei materiali e della loro difficile reperibilità. Sarebbe di complessivo vantaggio vedere finalmente realizzate le molte infrastrutture richieste da tempo".

Silvia Bini