Il pronto soccorso è il primo malato Arriva un paziente ogni due minuti

Prato gestisce circa 250 accessi al giorno. Turni massacranti: in un anno e mezzo persi 12 medici. La protesta di un padre: "Mia figlia non visitata". Baldini: "Tempi di attesa lunghi per i casi non urgenti"

Migration

Un paziente ogni due minuti. Il pronto soccorso del Santo Stefano batte ogni record negativo: basti pensare che solo Prato gestisce il 25% di tutti gli accessi dei reparti di urgenza dell’area vasta centro dell’Asl. In pratica significa che il Santo Stefano ogni giorno gestisce un flusso che oscilla tra 240 e 260 persone, si tratta del doppio dei pazienti di Empoli e più del doppio di quelli che si presentano all’ospedale San Giovanni di Dio, solo per fare alcuni esempi. Una situazione esplosiva che non può durare a lungo perché a pagarne le conseguenze sono, e saranno, i cittadini costretti a dirottare su strutture fuori provincia e anche i medici ormai allo stremo delle forze per colpa di turni massacranti, carichi di lavoro pesantissimi a fronte di una compenso inadeguato che spinge molti professionisti a cambiare rotta.

Emblema della crisi del sistema è Careggi dove sei medici si sono ultimamente licenziati perché allo stremo delle forze. ll settore dell’emergenza urgenza sta asfissiando, in mezzo a un’emorragia inarrestabile di personale e a un ricambio insufficiente alle necessità minime a farla funzionare come dovrebbe. E Prato, con i suoi carichi di lavoro non fa eccezione, tanto che tutt’ora si trova sotto organico di 12 professionisti persi nel giro dell’ultimo anno e mezzo perché, stanchi dei turni massacranti, hanno chiesto di essere trasferiti in altri reparti. In mezzo a una situazione esplosiva capitano casi come quello raccontato da un padre che ha contatto la nostra redazione perché, a suo dire, dopo due ore in pronto soccorso, la figlia senza essere visitata è stata invitata ad andare a casa. La giovane si era rivolta al pronto soccorso alle 21 di mercoledì per dolori addominali in seguito ad un esame invasivo che aveva svolto la mattina. "Mia figlia è andata al pronto soccorso perché non stava bene, ma è dovuta tornare a casa perché le hanno detto che non c’era personale disponibile a visitarla", dice l’uomo. "La mattina successiva siamo dovuti andare a Careggi dove le è stata somministrata una terapia antibiotica e antidolorifica", spiega l’uomo. La risposta arriva dal direttore del pronto soccorso Alessio Baldini: "Dal pronto soccorso non mandiamo via nessuno, sicuramente alla giovane è stato fatto presente che ci sarebbe stato molto da attendere. Purtroppo queste sono le condizioni in cui lavoriamo: il pronto soccorso in questa situazione deve riappropriarsi della sua missione che è l’emergenza". Baldini snocciola numeri: "Questi sono giorni di iperafflusso, abbiamo mediamente da gestire 60 persone ogni 3 ore, significa un accesso ogni 2-3 minuti. Per come è strutturato, il pronto soccorso deve occuparsi solo dei casi che presentano urgenza e gravità".

Silvia Bini